Quando 24 incarichi diventano troppi
Ricordiamo bene le polemiche che seguirono l’uscita di scena del primo commissario dell’Alitalia Augusto Fantozzi, perché al suo posto di commissari il governo Berlusconi ne nominò addirittura tre. Idem ha fatto ora Paolo Gentiloni, ma è una scelta che certo ha a che fare con l’estrema complessità dell’impresa. Anche se le scorie della prima Alitalia affidata all’ex ministro non erano certo meno impegnative da trattare rispetto alle attuali. Più che il numero, tuttavia, colpiscono i nomi. Uno in particolare: quello di Enrico Laghi. Per lui, professionista di prim’ordine, è il decimo incarico da commissario straordinario che si somma ai nove già attualmente ricoperti: Partecipazioni industriali spa, Ilva. Ilvaform, Ilva servizi marittimi, Innse cilindri, Sanac, Taranto energia, Tillet e Socova. A questi dieci incarichi se ne aggiungono altri quattro da liquidatore, tre da presidente del consiglio di amministrazione, cinque da consigliere, uno da presidente del collegio sindacale e uno da semplice sindaco. Per un totale di 24. Da due è però lecito attendersi pronte dimissioni, non fosse altro per parare le critiche circa possibili conflitti d’interessi. Uno è quello nel consiglio della Compagnia aerea italiana, la società che nel 2009 fece rinascere proprio l’Alitalia ora commissariata. L’altro è il collegio sindacale di Unicredit, banca già azionista di Alitalia alla quale l’avventura nella compagnia aerea è costata 500 milioni. Il curriculum del dottor Laghi parla chiaro: la sua competenza non è in discussione e di sicuro conosce la materia meglio di altri, avendone già avuto esperienza. Ma è proprio la ragione per cui sarebbe stata preferibile una scelta diversa.
Le nomine Dalla Cai all’Ilva al collegio sindacale Unicredit, il nodo dei conflitti d’interesse