Corriere della Sera

Anche a Rignano l’affluenza è un flop

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Scissione o disaffezio­ne? C’è un gran dibattito nel Pd (e fuori) su quale sia la malattia che ha portato il partito di Renzi a perdere vistosamen­te peso. Solo i dati ufficiali della commission­e nazionale congresso, attesi per oggi, potranno aiutare gli esperti nelle loro diagnosi. Ma la cifra ufficiosa dell’affluenza alle primarie consente già una prima stima, dolorosa per i dem. In tre anni e mezzo il Pd ha perso quasi un milione di voti e 600 mila ne ha lasciati per strada Renzi rispetto alle primarie 2013, che lo videro prevalere su Cuperlo e Civati.

Le «regioni rosse»

Allora arrivarono ai gazebo 2.814.881 persone, mentre domenica i votanti sono stati 1.848.658. L’astro di Matteo Renzi si spegne soltanto in Puglia, dove Michele Emiliano si impone con il 54,88 per cento. Nelle regioni rosse l’ex premier convince più di tre elettori su quattro, conquistan­do vette del 79 per cento in Toscana, dell’80 in Umbria, del 74 in Emilia-Romagna e del 77 e più nelle Marche. Ma le ombre ci sono e fanno discutere. Proprio in quei territori del centro Italia che erano un fortino elettorale per i dem — e dove gli elettori hanno scelto di blindare il leader dopo la Chi è Daniele Lorenzini, sindaco uscente di Rignano sull’Arno

Un calo di quasi il 40 per cento nel paese toscano dove Matteo Renzi ha lungo vissuto e dove tuttora vivono i suoi genitori: Rignano sull’Arno, nel Fiorentino. Nel luogo simbolo del renzismo, i votanti alle primarie sono fortemente diminuiti, passando dai 1.900 delle primarie del 2013 ai 1.100 della scorsa domenica, anche se l’ex presidente del Consiglio ha comunque registrato l’85,2 per cento delle preferenze. L’11 giugno, a Rignano sull’Arno, si voterà per scegliere il sindaco, incarico oggi coperto da Daniele Lorenzini, in passato eletto con il Pd, ma ora ricandidat­o con una propria lista senza il simbolo del Partito democratic­o. Nella competizio­ne politica locale, gli uomini del segretario nazionale appena scelto con il voto delle primarie dovranno individuar­e il candidato rivale di Lorenzini. Si starebbe andando verso una soluzione interna, dopo che il Pd aveva invano tentato di percorrere la strada della società civile.

In controtend­enza il Sud, dove Renzi supera il 70 per cento solo in Sardegna. Il boom dei votanti in alcuni territori fa registrare vistose anomalie rispetto al resto d’Italia. Nella sua Puglia il governator­e Emiliano è riuscito a portare ai gazebo 125 mila persone in più rispetto al 2013 e anche in Basilicata l’affluenza cresce, da 32 mila a 41 mila. Orlando fa bene in Sardegna, dove arriva al 24 per cento, ma anche qui Renzi trionfa e si attesta al 71,16%.

La Campania anche questa volta è un caso. Qui nel 2013 votarono 192 mila persone, mentre domenica se ne sono registrate poco meno di 160 mila. Un fenomeno a dir poco strano si è verificato a Salerno, dove hanno votato più elettori che a Napoli, provincia che ha il triplo degli abitanti. Chi ha vinto?

renziano Ciro Buonajuto.

Nel 2103 nel Lazio andarono a votare in 252.523, questa volta il pallottoli­ere si è fermato a 171 mila. Eppure Renzi veleggia sopra alla media nazionale del 70 per cento, si afferma in tutta Roma e tocca il 76 per cento a Rieti. Nella Capitale la sfida dei capilista premia Beppe Fioroni (77,6 per cento), che si lascia alle spalle Roberto Giachetti, Maria Elena Boschi e Michela Di Biase.

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