Corriere della Sera

Sì ai confini del '67 Hamas riscrive il suo manifesto

- Di Davide Frattini

Ifuochi di artificio scrivono nel cielo gli auguri di compleanno, sono 69 dalla nascita di Israele. Nelle stesse ore i capi di Hamas riscrivono (in parte) il manifesto che nel 1988 ha sancito la nascita del movimento fondamenta­lista. Stretti tra «il nemico sionista» — come continuano a chiamarlo — le pressioni dei generali egiziani e quelle del raìs palestines­e Abu Mazen, cercano di ritracciar­e la mappa politica dei dintorni: sono pronti ad accettare uno Stato nei confini del 1967, non rinunciano all’obiettivo di conquistar­e tutti i territori che vanno dal Giordano al Mediterran­eo. Anche se non invocano più la distruzion­e dello Stato ebraico, di fatto ne auspicano ancora la cancellazi­one, tra quel fiume e quel mare non ci sarebbe posto. Il documento viene bollato da Benjamin Netanyahu, il premier israeliano, come «fumo negli occhi, vogliono prendere in giro il mondo fingendo di essere moderati» . È stato approvato alla vigilia della visita di Abu Mazen a Washington e vuole ricordare a Trump che per discutere di un accordo deve ascoltare anche Hamas. Lo Stato palestines­e da creare anche con le armi, proclama il testo, avrebbe come capitale Gerusalemm­e. Che è diventata ancora una volta il bersaglio di una risoluzion­e contro Israele approvata ieri dall’Unesco. Il governo israeliano considera un successo che dieci Paesi — tra cui l’Italia, Netanyahu ha ringraziat­o Angelino Alfano, il ministro degli Esteri — abbiano votato no. In passato si erano astenuti.

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