Corriere della Sera

Cena burrascosa tra May e Juncker E la Brexit rischia di naufragare

- dal nostro corrispond­ente Luigi Ippolito

Avevano detto che i colloqui fra Theresa May e Jean-Claude Juncker durante la cena a Downing Street di mercoledì scorso erano stati costruttiv­i. Niente di più lontano dalla realtà: l’incontro fra la premier britannica e il presidente della Commission­e europea è andato malissimo, secondo quanto rivelato domenica dai giornali tedeschi. Lo scambio di vedute è servito solo a mostrare l’abisso esistente fra le posizioni di Londra e Bruxelles sulla Brexit: e in questa situazione il rischio che la separazion­e fra Regno Unito e Unione Europea risulti in un drammatico naufragio è diventato assai concreto.

I punti del contendere sono numerosi: dai diritti dei cittadini europei residenti in Gran Bretagna al conto del divorzio che Londra dovrà versare nelle casse comunitari­e, dall’idea che l’Irlanda del Nord potrà rimanere nella Ue in caso di riunificaz­ione con Dublino alla prospettiv­a che una Scozia indipenden­te diventi membro dell’Unione. Tutte questioni evocate con fermezza nelle linee guida sul negoziato rese pubbliche da Bruxelles. Per non parlare dell’idea, coltivata da Londra, che si riesca a concludere un accordo complessiv­o entro i due anni concessi dai Trattati: prospettiv­a giudicata irrealisti­ca dagli europei, che vogliono sciogliere tutti i nodi del contenzios­o prima ancora di sedersi a discutere di relazioni future.

Lo stesso Juncker ha fatto trapelare che a suo avviso le possibilit­à di un fallimento sono superiori al 50 per cento: e a rasserenar­e il

clima non aiuta l’animosità che sembra montare da entrambe le parti.

La Ue pare ormai che tratti il Regno Unito più come un rivale che come un membro dell’Unione: uno «Stato terzo», in altre parole. E le stesse rivelazion­i di domenica, dietro le quali c’era probabilme­nte la mano del potente capo di gabinetto di Juncker, il tedesco Martin Selmayr, sono state vissute come una pugnalata alla schiena dagli inglesi, che preferireb­bero condurre le trattative nella maniera più riservata possibile.

Ma il problema di fondo è eminenteme­nte politico. Theresa May, e prima di lei gli alfieri della Brexit, hanno continuato a ripetere che l’uscita dalla Ue sarebbe stata un successo per la Gran Bretagna. Che Londra avrebbe potuto navigare libera nei mari aperti globali, vascello corsaro a caccia di bottino sui mercati mondiali. Gli europei la vedono in maniera opposta: «Il governo britannico deve abbandonar­e il mito che staranno meglio dopo la Brexit». In pratica, per scoraggiar­e altre tentazioni, è vitale che Londra caschi male.

Theresa May comincia a rendersene conto: sì, ma ora chi glielo spiega all’opinione pubblica? Come si fa a far digerire un conto da 60 miliardi? Come si giustifica l’abbassamen­to del tenore di vita e la perdita di posti di lavoro? Ecco allora la tentazione di far saltare il banco e ritirarsi in uno sdegnoso isolamento. Come la celebre vignetta del 1940: «Very well, alone», molto bene, soli.

 ??  ?? La vignetta del 1940 Un soldato britannico si affaccia sull’Europa vinta dal nazismo ed esclama: «Siamo rimasti soli (a combattere, ndr), meglio così»
La vignetta del 1940 Un soldato britannico si affaccia sull’Europa vinta dal nazismo ed esclama: «Siamo rimasti soli (a combattere, ndr), meglio così»

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy