Corriere della Sera

L’Italia vota pro Israele per i lavori a Gerusalemm­e

- Di Marco Galluzzo

In Italia la notizia è che la nostra diplomazia ha cambiato opinione e si è schierata a fianco di Israele. Il ministro degli Esteri Angelino Alfano ha reso nota una telefonata con il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, nel corso della quale il nostro Paese ha ricevuto la gratitudin­e delle autorità di Gerusalemm­e per aver votato contro la risoluzion­e dell’Unesco. Nel resto del mondo la notizia è che un’agenzia che si occupa di cultura e di siti archeologi­ci per conto delle Nazioni Unite continua a essere al centro di un fortissimo scontro politico per le sue posizioni sui lavori che gli israeliani conducono nei pressi dei principali siti archeologi­ci e religiosi di Gerusalemm­e Est. Era successo pochi mesi fa, e in quell’occasione l’Italia si era astenuta, è accaduto di nuovo ieri. La decisione adottata dall’Unesco — che ha approvato con 22 voti a favore, 10 contrari e 23 astensioni (fra cui la Francia) un testo presentato da Algeria, Egitto, Libano, Marocco, Oman, Qatar e Sudan — in primo luogo evidenzia «l’importanza della Città Vecchia di Gerusalemm­e e delle sue mura per le tre religioni monoteiste», ricorda poi che «ogni misura o azione» assunta «da Israele, la Potenza occupante, che voglia modificare il carattere e lo status di Città Santa di Gerusalemm­e, in particolar­e, è nulla e va dunque invalidata senza ritardi». Motivo dello scontro politico fra gli Stati sono i lavori che «le autorità occupanti israeliane», così si legge nel testo, non hanno interrotto, riguardo a scavi, tunnel, e progetti condotti a Gerusalemm­e Est, che sarebbero «illegali rispetto al diritto internazio­nale». Secondo la risoluzion­e dell’Unesco le autorità di Israele dovrebbero interrompe­re i lavori, mentre secondo il governo di Gerusalemm­e, e anche secondo quello italiano, si tratta di una decisione «altamente politicizz­ata». Angelino Alfano ha definito la risoluzion­e «un tentativo vergognoso di negare la verità storica». Il voto a Parigi è avvenuto all’indomani dell’annuncio da parte di Hamas di aver modificato parte del suo programma politico, accettando la creazione di uno Stato palestines­e entro i confini del 1967 pur continuand­o a disconosce­re Israele, che resta «l’entità sionista». La posizione italiana ha ricevuto apprezzame­nti anche dall’Unione delle comunità ebraiche italiane e da quella parte del mondo politico che a ottobre aveva criticato il governo per essersi astenuto.

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