L’Italia vota pro Israele per i lavori a Gerusalemme
In Italia la notizia è che la nostra diplomazia ha cambiato opinione e si è schierata a fianco di Israele. Il ministro degli Esteri Angelino Alfano ha reso nota una telefonata con il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, nel corso della quale il nostro Paese ha ricevuto la gratitudine delle autorità di Gerusalemme per aver votato contro la risoluzione dell’Unesco. Nel resto del mondo la notizia è che un’agenzia che si occupa di cultura e di siti archeologici per conto delle Nazioni Unite continua a essere al centro di un fortissimo scontro politico per le sue posizioni sui lavori che gli israeliani conducono nei pressi dei principali siti archeologici e religiosi di Gerusalemme Est. Era successo pochi mesi fa, e in quell’occasione l’Italia si era astenuta, è accaduto di nuovo ieri. La decisione adottata dall’Unesco — che ha approvato con 22 voti a favore, 10 contrari e 23 astensioni (fra cui la Francia) un testo presentato da Algeria, Egitto, Libano, Marocco, Oman, Qatar e Sudan — in primo luogo evidenzia «l’importanza della Città Vecchia di Gerusalemme e delle sue mura per le tre religioni monoteiste», ricorda poi che «ogni misura o azione» assunta «da Israele, la Potenza occupante, che voglia modificare il carattere e lo status di Città Santa di Gerusalemme, in particolare, è nulla e va dunque invalidata senza ritardi». Motivo dello scontro politico fra gli Stati sono i lavori che «le autorità occupanti israeliane», così si legge nel testo, non hanno interrotto, riguardo a scavi, tunnel, e progetti condotti a Gerusalemme Est, che sarebbero «illegali rispetto al diritto internazionale». Secondo la risoluzione dell’Unesco le autorità di Israele dovrebbero interrompere i lavori, mentre secondo il governo di Gerusalemme, e anche secondo quello italiano, si tratta di una decisione «altamente politicizzata». Angelino Alfano ha definito la risoluzione «un tentativo vergognoso di negare la verità storica». Il voto a Parigi è avvenuto all’indomani dell’annuncio da parte di Hamas di aver modificato parte del suo programma politico, accettando la creazione di uno Stato palestinese entro i confini del 1967 pur continuando a disconoscere Israele, che resta «l’entità sionista». La posizione italiana ha ricevuto apprezzamenti anche dall’Unione delle comunità ebraiche italiane e da quella parte del mondo politico che a ottobre aveva criticato il governo per essersi astenuto.