Nanotecnologie e visori 3D per la medicina 4.0, torna Bioupper
L’iniziativa promossa da Novartis e Fondazione Cariplo il prossimo 8 maggio premierà le tre migliori startup
Si concluderà l’8 maggio la seconda edizione di Bioupper, l’iniziativa promossa da Novartis e Fondazione Cariplo a sostegno dei giovani talenti che vogliono fondare una startup nelle scienze della vita. La finale si terrà al ministero della Salute e sarà la ministra Beatrice Lorenzin a consegnare a tre dei dieci team finalisti un voucher da 50 mila euro ciascuno.
La maggioranza dei progetti proposti si basa sull’integrazione delle tecnologie: «I lavori dei team sono coerenti con il cambiamento culturale in corso: rinnovare la pratica medica con cure sempre più su misura del singolo paziente, riducendo allo stesso tempo i costi per il sistema sanitario — commenta Georg Schroeckenfuchs, ad di Novartis Italia —. Il cambiamento che fa leva sulle nuove tecnologie».
Le startup iscritte spaziano dall’ambito delle tecnologie 3D, a quello dei trattamenti terapeutici alternativi, tra cui una cura a base di derivati di batteri che combatte malattie croniche dell’intestino e del tratto urogenitale. Tra queste anche il primo sistema per il monitoraggio e la valutazione automatica delle ulcere cutanee che utilizza un algoritmo di intelligenza artificiale.
Non mancano esempi di nanotecnologie applicate alla diagnostica medica, per aumentare il contrasto delle immagini di risonanza magnetica, e dispositivi indossabili capaci di supportare la diagnosi precoce del morbo di Parkinson.
L’80% dei progetti che hanno partecipato alla prima edizione di Bioupper ha raccolto investimenti per un totale di oltre due milioni di euro, il 60% dei team si è costituito in impresa, mentre il 40% sta continuando la fase di sviluppo del prodotto. Il 70% dei partecipanti ha stretto partnership commerciali e il 50% ha Protagonisti La ministra della Salute Beatrice Lorenzin e l’ad di Novartis Georg Schroeckenfuchs già chiuso contratti con i primi clienti.
Ma l’innovazione è parte integrante del dna di Novartis, che nel 2016 ha investito 9 miliardi di dollari nel comparto (il 18,5% del fatturato globale). Questo impegno si traduce nella ricerca di nuove sostanze farmaceutiche, così come nello sviluppo di nuove e rivoluzionarie tecniche diagnostiche e terapeutiche.
Tra queste, per esempio, il trattamento che fa ricorso alla cosiddetta Car-T per la cura di un tipo di leucemia, una terapia cellulare innovativa, costruita su misura di ogni singolo paziente, cui vengono prelevati linfociti destinati a essere in un certo senso «riprogrammati» in laboratorio per combattere le cellule cancerogene.