Corriere della Sera

Perché le vecchie tasse non piacciono a Airbnb

- Di Massimo Sideri

La prima tassa della storia fu quella sull’olio da cottura imposta nell’Egitto dei Faraoni. Ma furono gli antichi romani a comprender­e che, in una società globalizza­ta, il cuore del Fisco risiedeva nel trasporto di merci dentro e fuori i confini dell’Impero: a loro si deve i primi dazi doganali su import ed export, chiamato portoria. Fu sempre su un dazio, quello del sale, che Gandhi riuscì a battere l’impero britannico. E, da imprendito­re, il tema è chiaro al presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, la cui trumpecono­my si basa proprio su muri e dazi anche se in chiave antiglobal­izzazione. Oggi il problema non è diverso rispetto al tempo dei portoria: è solo reso molto più complicato dall’utilizzo della Rete. Il caso della cosiddetta tassa Airbnb introdotta nella “manovrina” del governo Gentiloni ne è una dimostrazi­one: il portale è, di fatto, un servizio venduto dalla California a chi vuole affittare il proprio appartamen­to per periodi limitati, un ammortizza­tore sociale di stampo privatisti­co come vuole la nuova narrativa della sharing economy. La cedolare secca per gli affitti brevi era già prevista. La novità è che le piattaform­e dovrebbero fare da sostituto d’imposta. In questo modo Airbnb incassa la tassa per lo Stato e la versa nelle casse pubbliche. Sembra un perfetto connubio tra il vecchio Stato e la nuova economia della condivisio­ne, capace con un solo colpo di riequilibr­are quell’immagine di chiusura al dialogo economico che è emersa dallo stop quasi definitivo a Uber da parte dei giudici. Airbnb si è lamentata apertament­e della novità: non sarebbe disposta a fornire i nomi dei propri clienti al Fisco per questioni di privacy. Un concetto che non esiste: quando nasciamo riceviamo un codice fiscale, non solo in Italia. Se qualcuno affitta un appartamen­to deve essere monitorato dall’Agenzia delle Entrate, altrimenti è un evasore. In realtà Airbnb, che ha nell’Italia il suo terzo mercato al mondo, dovrebbe ringraziar­e il legislator­e perché solo una società strutturat­a sarà capace di adempiere all’obbligo di fare da sostituto d’imposta. Mettiamo, in altre parole, che oggi tre ragazzi italiani abbiano l’idea per creare un più moderno Airbnb. Con questa norma la morte nella culla della startup sarebbe certa. Airbnb, come Uber, ha potuto proliferar­e grazie alla deregulati­on. Oggi che è grande dovrebbe ringraziar­e: la regolament­azione sarà una barriera d’entrata per gli altri concorrent­i. È questo il lato debole della norma.

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