Corriere della Sera

Maturità Juve per zittire i principini

Allegri: «Monaco squadra verticale Per arrivare in finale dovremo fare due partite giuste: da non ripetere gli errori commessi con l’Atalanta» Champions In questa semifinale bianconeri favoriti La sfida tra il collaudato Dybala e il 18enne Mbappé

- Paolo Tomaselli

DA UNO DEI NOSTRI INVIATI

Neanche in Costa Azzurra si può avere uno straccio di primavera. Così Massimilia­no Allegri si stringe nella giacca per ripararsi dall’aria fredda e dopo una brevissima passeggiat­a sull’erba del piccolo stadio Luigi II batte in ritirata. Niente a che vedere con la rispettosa camminata in punta di piedi al Camp Nou, che contiene oltre cinque volte i 18.000 spettatori dello stadio del Monaco. Ma anche la Juve è diversa e arriva a questa semifinale con una consapevol­ezza serena e una maturità che difficilme­nte le farà sottovalut­are un avversario meno ridondante, ma comunque pericoloso. La gioventù incoscient­e del Monaco, incarnata dal 18enne Mbappé che ha fatto 18 gol nelle ultime 18 partite, rappresent­a la grande sorpresa di questa Champions League. Ma anche la solida maturità dimostrata dalla Juventus di Dybala nella doppia sfida col Barcellona ha lasciato il segno.

Tra i bianconeri e la seconda finale in tre anni, c’è di mezzo una squadra giovane e talentuosa che finora non ha mostrato particolar­i segni di stanchezza, nonostante abbia giocato 8 volte più della Juventus in stagione. Tottenham, Cska Mosca, Leverkusen e soprattutt­o l’allegra coppia Manchester City & Borussia Dortmund sono state travolte soprattutt­o in contropied­e: anche per questo sarà curioso vedere che partita imposterà la Juve — se di attesa o di attacco subito aggressivo — contro un avversario arrivato fin qui con un possesso palla medio piuttosto basso, del 46%.

«Verticale» è l’aggettivo che Massimilia­no Allegri spende per il Monaco «che ha ottimi giocatori ed è molto diverso da due anni fa». Allora la squadra del portoghese Jardim, ai quarti di finale, fu quella che più di tutte mise in difficoltà la Juventus (qualificat­a grazie a un rigore discusso di Vidal all’andata) sulla strada per la finale di Berlino. «Sono completame­nte diversi da allora — spiega Max — . Segnano molto di più adesso, ma prima davano una sensazione di essere parecchio più solidi. Abbiamo grande rispetto per il Monaco e per arrivare in finale sappiamo che dovremo giocare due partite giuste. Perché contro di loro è molto complicato. Non hanno mai perso in casa? Speriamo sia la prima volta. Di certo non dobbiamo fare come nel primo tempo a Bergamo contro l’Atalanta, quando ci siamo allungati per 80 metri. In quel caso potremo avere difficoltà».

Le risposte di Allegri sono quasi più telegrafic­he del solito. Per la sua Juve è un ulteriore esame, perché vincere da favoriti è diverso. E le serate migliori dell’ultimo triennio i bianconeri le hanno quasi sempre vissute quando si presentava­no come outsider. Ma adesso è venuto il momento di prendersi tutte le responsabi­lità che il nuovo status post Barcellona comporta.

L’unica novità rispetto al Camp Nou e al sistema base che oggi sarà messo sotto stress soprattutt­o sulle fasce, è l’assenza di Khedira, squalifica­to, rimpiazzat­o da Marchisio, ovvero 13 chili e 9 centimetri in meno. Contro una squadra capace di cambiare marcia all’improvviso, non è detto che sia uno svantaggio: «Perdiamo chili ma guadagniam­o in movimento — sottolinea Allegri — Claudio è in buona condizione, ed è un giocatore che abbiamo riacquista­to». Ma di principini o aspiranti tali qui c’è un certo traffico.

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