Corriere della Sera

Joshua, ex ragazzo di strada Feroce con i guantoni ma educato nella vita

Vive con la mamma, una casa alla fidanzata, la moschea come rifugio

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Trionfo Anthony Joshua, 27 anni, ha difeso il titolo Ibf e Wba dei massimi battendo per k.o. tecnico Wladimir Klitschko (Reuters) i guantoni), il ragazzo aveva scalato posizioni su posizioni. La Federboxe amatoriale inglese sapeva di avere tra le mani un gioiello e fu per questo che il pugno duro contro il reprobo durò lo spazio di qualche mattino. Ritroviamo presto Anthony a Baku, dove conquista l’argento mondiale, e l’anno dopo, 2012, all’Olimpiade di Londra, dove si prende l’oro nei pesi supermassi­mi. È curiosa la circostanz­a per la quale, in entrambi i casi, la strada dell’inglese si sia incrociata con quella dell’italiano Roberto Cammarelle, battuto in Azerbaigia­n nei quarti di finale e a Londra in finale, seppure con verdetto che ancor oggi grida allo scandalo.

Il resto è storia recente: il passaggio al profession­ismo, i 18 match a rotta di collo per creare il personaggi­o, le vittorie tutte per kappaò di cui l’ultima, contro il totem Klitschko, a certificar­e le qualità di Joshua. C’è il pugile e c’è la persona: spietato sul ring, educato fuori. Amico di calciatori (Troy Deeney, capitano del Watford, ma anche Dybala e Pjanic della Juve), amante del cibo greco e dei giochi al computer, appassiona­to di hiphop e rap (Stormzy e The Notorius B.I.G. le sue colonne sonore). Rispettoso di tutto e di tutti, anche di chi quattro mesi fa lo insultò con ferocia quando si fece fotografar­e a Dubai mentre pregava in una moschea. «Prego senza appartener­e a una specifica religione» disse. E — caso raro — porse l’altra guancia.

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