«Un prof». «Xenofoba». Rissa per l’Eliseo
Endorsement per il candidato centrista: non era la mia prima scelta
Un duello in tv. Senza fair play. Emmanuel Macron e Marine Le Pen si sono sfidati per quasi tre ore: uno dei due domenica sarà il nuovo presidente francese.
PARIGI «Non capisco quelli che domenica non andranno a votare pensando che il risultato finale sarà indifferente. Emmanuel Macron e Marine Le Pen non sono uguali. La politica è difendere le proprie idee, ma qualche volta le tue idee non vengono scelte dalla maggioranza, e non puoi andare ogni volta in finale, per parlare con gergo calcistico. Quindi invito i francesi ad andare a votare per Macron, anche se non l’ho votato al primo turno. Con l’estrema destra al potere tante cose potrebbero cambiare in peggio, soprattutto per musulmani, neri, ebrei». Lilian Thuram è stato il grande difensore della Francia campione del mondo nel 1998 e d’Europa nel 2000, del Parma e della Juventus. Poi ha creato la sua Fondazione contro il razzismo, e il suo impegno continua con i libri «Le mie stelle nere» e «Per l’uguaglianza» (editi in Italia da Add). Per chi ha votato al primo turno?
«Preferisco non dirlo, diciamo che ho votato sicuramente per le mie idee. Domenica voterò senza dubbio Macron».
Nel 2002, quando Jean-Marie Le Pen si qualificò per pochi voti al ballottaggio, la Francia si sollevò. Adesso sua
figlia Marine punta seriamente all’Eliseo, e le reazioni sono molto più noncuranti. Come se lo spiega?
«Marine Le Pen è così forte non per la povertà e lo scontento che esistono in Francia. Conta molto l’atteggiamento degli altri politici, che hanno usato il Front National contro gli avversari. Nel 2002 Chirac vinse contro Jean-Marie Le Pen con l’82% dei voti, da allora tutti vogliono avere lui o sua figlia al secondo turno, perché sono sicuri di batterli. Ma è un gioco pericoloso, e alla fine da due anni era scontato
che Marine Le Pen arrivasse al secondo turno. Troppe persone si sono abituate all’idea».
L’esponente della sinistra Jean-Luc Mélenchon si rifiuta di lanciare un appello a favore di Macron.
«Credo che anche lui stia facendo un calcolo politico, non pensa al popolo francese. Lui
spera che vinca Macron ma con una percentuale bassa, in modo da avere più possibilità alle legislative. Ma queste sono manovre per se stesso, non per il bene dei cittadini». Che cosa le fa più paura di Marine Le Pen?
«La politica è la costruzione del “noi”. Marine Le Pen invece fonda tutto il suo discorso sul “noi” contro “loro”. Ai suoi comizi la gente grida On est chez nous! Questa è casa nostra, quindi vuol dire che qualcuno non è a casa sua. E quindi bisogna espellerlo, e lo puoi espellere
solo con la violenza. Marine Le Pen è pericolosa perché il suo progetto spinge alla violenza. In questo “loro” sento di esserci anche io». Perché?
«Perché sono nero. Ne parlavo con una signora che mi diceva “ma tu sei francese”. Sì, ma quando un nero sale su un autobus, chi lo vede pensa che sia francese o straniero? “Straniero”, mi ha risposto. E qui c’è tutto. Certe categorie di persone la paura la sentono fisicamente, il razzismo è una cosa molto concreta». Si picchiato riferisce e a violentatoThéo, il ragazzoa Aulnay-sous-Bois? «Sì, per esempio. Sabato ero a Fontainebleau, e una signora viene verso di me e mi dice “Io voto Marine Le Pen”. Le ho risposto “Come vuole, ma io non le ho chiesto niente, perché viene a dirmelo?”. C’è una brutta atmosfera, nella società francese c’è meno solidarietà di un tempo».
Il Front National è considerato un partito ormai come gli altri?
«Sì ma non lo è. Molti non lo definiscono neanche più di estrema destra, e sbagliano. Oltre sette milioni di francesi hanno votato per Marine Le Pen al primo turno, è già troppo. Tanti amici francesi bianchi sono preoccupati quanto me. Ma altri non vogliono neanche andare a votare». Forse per capire il pericolo devi sentirti straniero?
«Ha paura il mio amico ebreo, hanno paura i musulmani, i neri. Per loro l’idea di Marine Le Pen all’Eliseo non è un gioco intellettuale, loro rischiano davvero qualcosa, sulla loro pelle. Lei vuole dividerci tra “noi” e “loro”».
Lei è diventato campione del mondo nel 1998 assieme a Zinedine Zidane, e anche lui oggi chiede di non votare Marine Le Pen. Eravate la nazionale «black blanc beur», la speranza di una Francia multietnica. Che cosa rimane di quel sogno?
«La nostra nazionale ha aiutato la Francia a vedersi in un’altra maniera. Ma oggi tante persone non accettano questo cambiamento. Preferiscono prendersela con gli stranieri, o con quelli che lo sembrano. Per fortuna molti altri francesi si oppongono a Marine Le Pen. Per questo domenica dobbiamo andare a votare».