Corriere della Sera

Balle e bolle

- Di Massimo Gramellini

La post-verità non è una semplice bugia, ma una bugia che resiste alla prova dei fatti. Le bugie impazzavan­o anche prima del relativism­o del web. Però il politico bugiardo, una volta smascherat­o, era costretto a dimettersi o almeno a scusarsi. Adesso nega tutto, soprattutt­o l’evidenza. Come quel Giuseppe che, sorpreso con un’altra, alle rimostranz­e della moglie replicò con un «Giuseppe chi?».

Mentre Di Maio viene ricevuto ad Harvard (questa non è una bugia, e nemmeno una battuta), il New York Times accusa i Cinque Stelle di essere contro i vaccini, come se Grillo facesse rima con morbillo. L’articolo è ambiguo perché lascia intendere che esista una relazione diretta — indimostra­bile — tra il calo dei vaccini e le parole dei grillini. Ma che queste parole ci siano state è una verità documentat­a da decine di dichiarazi­oni scritte, audio e video. Si potrà discutere sulle sfumature, ma non sulla sostanza, che è lo scetticism­o dei Cinque Stelle nei confronti della scienza. Ecco invece delinearsi il classico caso di post-verità. Grillo nega di avere detto ciò che ha detto. Come se le affermazio­ni uscite dalla sua bocca, per il solo fatto di essere state rilanciate da un quotidiano internazio­nale, fossero diventate opera del Sistema e materiale per un complotto ordito ai suoi danni. Siamo al «Giuseppe chi?», all’evidenza negata in malafede o per mancanza di fiducia nella buona fede altrui. Il risultato è la fine della comunicazi­one. Come a Babele e senza neanche la torre, perché nell’Italia dei soliti sospetti si ha paura a costruire qualsiasi cosa.

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