Balle e bolle
La post-verità non è una semplice bugia, ma una bugia che resiste alla prova dei fatti. Le bugie impazzavano anche prima del relativismo del web. Però il politico bugiardo, una volta smascherato, era costretto a dimettersi o almeno a scusarsi. Adesso nega tutto, soprattutto l’evidenza. Come quel Giuseppe che, sorpreso con un’altra, alle rimostranze della moglie replicò con un «Giuseppe chi?».
Mentre Di Maio viene ricevuto ad Harvard (questa non è una bugia, e nemmeno una battuta), il New York Times accusa i Cinque Stelle di essere contro i vaccini, come se Grillo facesse rima con morbillo. L’articolo è ambiguo perché lascia intendere che esista una relazione diretta — indimostrabile — tra il calo dei vaccini e le parole dei grillini. Ma che queste parole ci siano state è una verità documentata da decine di dichiarazioni scritte, audio e video. Si potrà discutere sulle sfumature, ma non sulla sostanza, che è lo scetticismo dei Cinque Stelle nei confronti della scienza. Ecco invece delinearsi il classico caso di post-verità. Grillo nega di avere detto ciò che ha detto. Come se le affermazioni uscite dalla sua bocca, per il solo fatto di essere state rilanciate da un quotidiano internazionale, fossero diventate opera del Sistema e materiale per un complotto ordito ai suoi danni. Siamo al «Giuseppe chi?», all’evidenza negata in malafede o per mancanza di fiducia nella buona fede altrui. Il risultato è la fine della comunicazione. Come a Babele e senza neanche la torre, perché nell’Italia dei soliti sospetti si ha paura a costruire qualsiasi cosa.