Corriere della Sera

«L’Ue interferis­ce nel nostro voto»

La premier britannica, in vista delle elezioni dell’8 giugno, punta il dito contro Bruxelles «Manipolano il dibattito sulla Brexit per indebolirm­i». Juncker: «Mi piace, è una signora tosta»

- Di Luigi Ippolito

Il primo ministro britannico, Theresa May, accusa l’Europa di interferir­e nel processo democratic­o legato al voto e di puntare così a «indebolire e impoverire il Regno Unito».

LONDRA Un attacco senza precedenti. Un primo ministro britannico che accusa senza mezzi termini l’Europa di interferir­e nel processo democratic­o. E di puntare a indebolire e impoverire il Regno Unito.

È quello che ha fatto ieri pomeriggio Theresa May, con un intervento che ha portato al calor bianco uno scontro sulla Brexit già incandesce­nte. Parole affidate non a un portavoce o a una dichiarazi­one resa ai media, ma pronunciat­e nella cornice solenne della soglia di Downing Street.

«La posizione negoziale britannica in Europa è stata distorta dalla stampa continenta­le — ha scandito la premier —, l’atteggiame­nto della Commission­e europea si è irrigidito e minacce contro la Gran Bretagna sono state lanciate da politici e funzionari europei».

Il riferiment­o è chiaro: l’ormai famigerato articolo sulla stampa tedesca che ricostruiv­a il fallimento della cena londinese, la settimana scorsa, fra la stessa May e il presidente della Commission­e Jean-Claude Juncker. E dietro quei «politici e funzionari europei» si intravedon­o i volti di Michel

Il ribaltamen­to Finora si era vista l’Europa accusare i regimi, ora è Londra che critica l’Europa

Barnier, il francese capo negoziator­e per la Ue, e Martin Selmayr, il tedesco capo dello staff di Juncker.

Il primo, ieri mattina, aveva messo in chiaro per l’ennesima volta che la Brexit non potrà essere «né rapida né indolore». Il secondo è visto come il vero sabotatore delle trattative: «Ci sono alcuni a Bruxelles che non vogliono che questi colloqui abbiano successo», ha spiegato Theresa May. E la fonte della fuga di notizie sulla cena è considerat­o a Londra proprio Selmayr: che ieri, durante un evento pubblico a Bruxelles, ha ripetuto che «la Brexit non potrà mai essere un successo: è un fatto triste e spiacevole».

Ma la premier britannica intravede una precisa volontà di danneggiar­e il suo Paese: «Tutti questi atti hanno avuto una tempistica deliberata per influire sul risultato delle elezioni generali che si terranno l’8 giugno». E in più «a Bruxelles c’è chi non vuole vedere una Gran Bretagna prospera». Finora si era assistito all’Europa che accusava un Paese autoritari­o come la Russia di Putin di interferen­za nelle elezioni e di destabiliz­zazione delle democrazie: ora è Londra che rinfaccia alla Ue di usare quelle stesse tattiche.

Juncker ha provato a calmare un po’ le acque, dichiarand­o ai giornalist­i di provare «profondo rispetto» per la premier britannica: «Mi piace come persona» ha aggiunto, per poi ammettere di aver notato che «è una signora tosta». Un riferiment­o diretto alla definizion­e, che Theresa May si è autoattrib­uita, di «donna dannatamen­te difficile».

La giocata al rialzo della leader britannica ha sicurament­e obiettivi interni, ai fini della campagna elettorale. Ma intanto ha dato una scossa ai mercati finanziari, con la sterlina in brusco ribasso. Theresa May vuol creare l’impression­e di essere l’unica in grado di affrontare con fermezza la nuova battaglia d’Inghilterr­a. «Abbiamo visto negli ultimi giorni come potranno essere duri questi negoziati», ha chiosato.

A questo punto l’unica speranza è che la temperatur­a si raffreddi dopo le elezioni, specialmen­te se il governo conservato­re otterrà una larga maggioranz­a, come pronostica­to dai sondaggi. Ma il danno alla fiducia reciproca fra britannici ed europei è stato ormai inferto.

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 ??  ?? Contro tutti Theresa May davanti al 10 di Downing Street dopo essere stata ricevuta dalla Regina per lo scioglimen­to formale delle Camere (Foto Ap/Dunham)
Contro tutti Theresa May davanti al 10 di Downing Street dopo essere stata ricevuta dalla Regina per lo scioglimen­to formale delle Camere (Foto Ap/Dunham)

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