Zakaria, profugo siriano «Mio lo scatto di Parigi»
Ci voleva la tecnica collaudata sul fronte siriano di un fotoreporter di Aleppo per visualizzare l’alta tensione della Francia pre-voto. Il poliziotto in assetto antisommossa divorato dalle fiamme in piazza della Bastiglia a Parigi è diventato l’immagine simbolo di un anomalo Primo maggio, pubblicata sulle prime pagine dei maggiori quotidiani internazionali, dal New York Times al Financial Times, dal País al Wall Street Journal fino ai quotidiani sudafricani.
«Sono riuscito a riprenderlo ricorrendo a una tecnica che usavo in Siria, durante le rivolte anti-Assad — racconta al Corriere Zakaria Abdelkafi, fotoreporter di 31 anni che da due vive a Parigi da rifugiato —. Mi mettevo in mezzo, tra le forze governative e i ribelli per trovare l’angolatura giusta, cercando al tempo stesso di farmi scudo e proteggermi dai cecchini». Un proiettile un giorno lo ha colpito di rimbalzo in un occhio. Perso per sempre. «Era il 15 settembre 2015, sono rimasto due mesi in uno stato di choc, ero disperato». Poi con l’aiuto dell’Afp, per cui lavorava (e lavora tuttora), è stato portato a Parigi a curarsi. Con le cure è maturata la consapevolezza che in fondo «a un fotografo basta un occhio per lavorare». Ora a mancargli di più è la sua famiglia. I suoi due figli, di 3 e 6 anni, sua moglie, da 3 anni rifugiati in Turchia: «Hanno fatto domanda di visto per raggiungermi, non si sa quando glielo daranno. Penso anche a mio fratello di cui non ho più notizie dal 2013 quando è stato preso dalle forze di Assad». È stato in quegli anni che per lui la fotografia è diventata il mezzo per esprimere l’anelito alla libertà.