Ora Renzi vuole aprire alle minoranze Orlando: alle urne dopo la legge elettorale
Il leader punta a una segreteria allargata: il governatore Emiliano apprezza, il ministro dice no
ROMA Una lunga serata per arrivare ai dati definitivi, dopo ritardi e diverse polemiche: la commissione slitta due volte e a tarda sera ancora si aspettavano i dati della Basilicata. Gli equilibri delle primarie non si spostano, ma si ha qualche indicazione sull’assemblea di domenica: Matteo Renzi (che avrà 700 delegati su 1.000) sembra intenzionato ad aprire, chiedendo una segreteria unitaria: Michele Emiliano apprezza, mentre Andrea Orlando è più che cauto.
Quello che è certo è che Matteo Renzi ha vinto, se non stravinto. Lo ammette anche il suo avversario Enrico Letta: «È più forte di prima, non c’è dubbio». Renzi non vede l’ora di ripartire: «Basta con il chiacchiericcio e con i retroscena, occupiamoci dei problemi reali». C’è il partito da riorganizzare, ma soprattutto due temi da affrontare: legge elettorale e alleanze. Sul modello tedesco, abbracciato da Renzi, Roberto Speranza è perplesso: «Siamo disponibili a ragionare di testi, ma non di decreti». Sulle alleanze si muove Debora Serracchiani, che pubblica una foto in cui parla con l’ex sindaco di Milano: «A Trieste incontro Giuliano Pisapia. Dal dialogo con Campo progressista può nascere una proposta di governo». Orlando avverte: «Un minuto dopo la legge elettorale si può andare al voto».
Il nuovo segretario con i suoi «turborenziani» avrà la maggioranza dell’assemblea, considerando anche gli uomini di Maurizio Martina e di Matteo Orfini. Si vedrà se è fondamentale il sostegno di Dario Franceschini. In maggioranza ognuno ha i suoi: oltre ai citati, ci sono Lotti, Guerini, Decaro, Gozi, Fioroni, Oliverio e De Luca. Con Orlando ci sono gli «orlandiani» (giovani turchi), gli uomini di Gianni Cuperlo (che saranno 60-70, come gli orlandiani) e poi gli ex civatiani, gli ex martiniani di Cesare Damiano e i lettiani. Michele Emiliano, invece, non è percorso da correnti particolari, se non si considerano i più vicini a Boccia.
Interessante anche confrontare le percentuali dei capilista: Roberto Giachetti ha preso il 69,1, Michela De Biase (moglie di Franceschini) il 67,7; Roberto Morassut il 69,2; Maria Elena Boschi il 72, Luciano Nobili il 70,9.