Legittima difesa, Berlusconi si schiera con Salvini
Salta all’ultimo momento l’accordo di Forza Italia con la maggioranza. Oggi il voto finale alla Camera Il leader azzurro: chi è costretto a usare un’arma per proteggersi in casa non può essere processato
ROMA All’ultimo minuto, forse fiutando aria di elezioni, Silvio Berlusconi fa saltare l’accordo raggiunto tra Forza Italia e il Partito democratico e segue la linea dura della Lega di Matteo Salvini che, stamane alla Camera, non voterà l’ennesima modifica dell’articolo 52 del Codice penale sull’allargamento (minimo) delle maglie della legittima difesa. Un tema sensibile, legato a chi si arma in casa per difendersi dalle aggressioni, ricompatta il centrodestra con un ruolo centrale della Lega che traina azzurri e Fratelli d’Italia. Ma la legittima difesa crea maldipancia pure tra i dem alla luce dell’emendamento Lupi-Marotta, incassato da Alternativa popolare, che ottiene una minore discrezionalità del giudice se l’assalto in casa si verifica di notte, con modalità violente contro l’incolumità delle persone e delle cose, e senza desistenza.
L’intesa imbastita dal relatore Davide Ermini (Pd) e dal ministro Enrico Costa (Ap), non era sgradita, in prima battuta, a Forza Italia e anche Ignazio La Russa (FdI) aveva ravvisato in quegli emendamenti la farina del suo sacco. Poi, però, con la Lega all’opposizione con il M5S che rischiavano di incassare più degli altri, il vento è cambiato. E mentre Maristella Gelmini (FI) interveniva in aula è arrivato il «niet» di Berlusconi: «Chi è costretto ad usare un’arma per difendersi non può essere sottoposto alla lunga e umiliante trafila di un procedimento giudiziario... Per cui in accordo con il capogruppo Brunetta ho espresso un parere contrario».
L’equilibrio della nuova norma, «che tutela chi è vittima di un reato senza creare il Far West», è stato difeso dal relatore Ermini che accusa Berlusconi di «non conoscere il testo in esame e forse neanche quello approvato nel 2006 dalla suo governo». Undici anni fa, infatti, fu il Guardasigilli Roberto Castelli (Lega) a sponsorizzare nell’articolo 52 l’ «autotutela nel privato domicilio». Quell’impianto però, documenta Marco Cerase nella «Rassegna del Codice penale», è stato ridimensionato dalla Cassazione perché «non consente un’indiscriminata reazione nei confronti del soggetto che si introduca fraudolentemente nell’altrui dimora ma presuppone un attacco alla altrui incolumità». Così la Lega è tornata alla carica con la proposta (bocciata ieri) dell’automatismo assalto in casa/legittima difesa. Ed Ermini ha puntato con successo sull’errore, dettato dal «grave turbamento», che commette senza colpa chi reagisce in casa di notte a tutela dei propri cari , mentre Walter Verini (Pd) ha introdotto il rimborso delle spese legali a chi è prosciolto perché ha agito per legittima difesa. Il sottosegretario Gennaro Migliore (Pd) segnala che i processi pendenti in cui è ravvisabile la legittima difesa sono «solo 123, appena il 5% dei reati commessi tra le mura domestiche».