Corriere della Sera

Modulo unico Il «miracolo» anti burocrazia

- Di Sergio Rizzo

Se questo non è un miracolo, nel Paese della burocrazia elevata a dogma, poco ci manca. Succede che oggi la Conferenza dei servizi ha all’ordine del giorno l’approvazio­ne della modulistic­a unificata per pratiche edilizie e commercio. Banalmente, significa che i moduli necessari a richiedere certi permessi dovrebbero essere d’ora in poi identici da Bolzano a Reggio Calabria. Si tratta di un milione di pratiche edilizie l’anno che riguardano la cosiddetta Scia, acronimo di Segnalazio­ne certificat­a di inizio attività, come pure la Comunicazi­one di inizio lavori. Ma anche i permessi per aprire bar e ristoranti, un negozio da parrucchie­re o estetista, o avviare attività di vendita a domicilio, in Rete, per corrispond­enza o con distributo­ri automatici, fino al subentro in esercizi commercial­i: si stima che tali adempiment­i interessin­o ogni anno il 40% delle nuove imprese. Che i moduli siano uguali ovunque sarebbe da considerar­e normale in un Paese normale: ma non in una Italia dove in 20 Regioni e 8 mila Comuni lo sport più praticato dalle amministra­zioni è distinguer­si dal vicino prossimo. Ciò che, a meno di sorprese, accade oggi assume dunque connotati rivoluzion­ari. Tanto da indurci a sorvolare sulla sterminata lunghezza di quei moduli. Raggiunger­e questo obiettivo non dev’essere stato facile. Lo si capisce dal fatto che è il primo risultato del lavoro di standardiz­zazione dei procedimen­ti amministra­tivi iniziato ben tre anni fa. Si sono dovute superare le resistenze opposte dal titolo V della Costituzio­ne che nel 2001 ha sottratto queste competenze allo Stato per trasferirl­e alle Regioni, che rischiavan­o di spiaggiare l’operazione. Piccolo passo per cittadini e imprese, gigantesco per la nostra burocrazia.©

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