Modulo unico Il «miracolo» anti burocrazia
Se questo non è un miracolo, nel Paese della burocrazia elevata a dogma, poco ci manca. Succede che oggi la Conferenza dei servizi ha all’ordine del giorno l’approvazione della modulistica unificata per pratiche edilizie e commercio. Banalmente, significa che i moduli necessari a richiedere certi permessi dovrebbero essere d’ora in poi identici da Bolzano a Reggio Calabria. Si tratta di un milione di pratiche edilizie l’anno che riguardano la cosiddetta Scia, acronimo di Segnalazione certificata di inizio attività, come pure la Comunicazione di inizio lavori. Ma anche i permessi per aprire bar e ristoranti, un negozio da parrucchiere o estetista, o avviare attività di vendita a domicilio, in Rete, per corrispondenza o con distributori automatici, fino al subentro in esercizi commerciali: si stima che tali adempimenti interessino ogni anno il 40% delle nuove imprese. Che i moduli siano uguali ovunque sarebbe da considerare normale in un Paese normale: ma non in una Italia dove in 20 Regioni e 8 mila Comuni lo sport più praticato dalle amministrazioni è distinguersi dal vicino prossimo. Ciò che, a meno di sorprese, accade oggi assume dunque connotati rivoluzionari. Tanto da indurci a sorvolare sulla sterminata lunghezza di quei moduli. Raggiungere questo obiettivo non dev’essere stato facile. Lo si capisce dal fatto che è il primo risultato del lavoro di standardizzazione dei procedimenti amministrativi iniziato ben tre anni fa. Si sono dovute superare le resistenze opposte dal titolo V della Costituzione che nel 2001 ha sottratto queste competenze allo Stato per trasferirle alle Regioni, che rischiavano di spiaggiare l’operazione. Piccolo passo per cittadini e imprese, gigantesco per la nostra burocrazia.©