Corriere della Sera

I big mondiali contro le fake news «Insegniamo a scuola a difendersi»

Progetto dell’Osservator­io giovani editori con direttori dei giornali Usa e grandi del web

- Alessio Ribaudo

Rilanciare sui social network e su migliaia di siti Internet alcune notizie che mescolano il verosimile al vero. Ideando titoli che richiamano l’attenzione dei lettori provocando indignazio­ne e rabbia. È la strategia adottata dai propagator­i di fake news o, più sempliceme­nte, notizie false. Insomma le bufale o leggende metropolit­ane che non solo rendono meno credibile la Rete ma sono diventate un problema sul tavolo dei giganti del mondo digitale e dei governi. Ognuno, nei rispettivi ruoli, studia come proteggere e rendere riconoscib­ile l’informazio­ne di qualità.

Operazione tutt’altro che semplice perché nessuno è al riparo dalle bufale. Specialmen­te i giovani e il mondo della scuola. Le notizie false minano il sale della democrazia: il rapporto virtuoso tra la corretta informazio­ne e la formazione. Il presidente dell’Osservator­io permanente giovani-editori (Opge), Andrea Ceccherini, ha istituito l’Internatio­nal advisory council. «Lo scopo? Elaborare il più bel progetto al mondo contro le fake news». Del think tank fanno parte Dean Baquet (direttore del New York Times), Gerard Baker (direttore del Wall Street Journal) e Davan Maharaj (direttore del Los Angeles Times). Il lavoro è già iniziato e Ceccherini, ha svolto più viaggi nella Silicon Valley per confrontar­si anche con i leader dei giganti del mondo digitale: da Tim Cook (Ceo di Apple) a Eric Schmidt (numero uno di Google e Alphabet) passando per Jan Koum (fondatore e Ceo di WhatsApp).

L’obiettivo è, per dirla con Steve Jobs, di «connettere i puntini» fra le migliori intelligen­ze dei media tradiziona­li e quelle del mondo digitale per trovare una strategia vincente.

«Bisogna aggredire le fake news, non dal lato dell’affollato campo del fact checking — spiega Ceccherini — ma del ben meno calcato terreno di chi vuole investire sullo sviluppo del pensiero critico della persona, perché non dobbiamo abdicare all’idea che abbiamo una testa sulle spalle, e dobbiamo imparare a usarla, allenando i ragazzi a distinguer­e, i contenuti credibili da quelli che credibili non lo sono. Fin dalla scuola».

Per questo il presidente dell’Opge si è confrontat­o con Laurene Powell Jobs, vedova del guru di Apple, che guida la fondazione «Emerson Collective», impegnata nell’aiutare i giovani e il mondo dell’educazione. Gli stessi obiettivi dell’Osservator­io e dal progetto contro le fake news: «Mettere al centro la persona, per allenarla a guardare il mondo con i propri occhi e pensare con la propria testa, sviluppand­o quello spirito critico che la renderà più attrice e meno spettatric­e, più leader e meno follower, più cittadina e meno suddita».

Un’educazione civica 2.0 che il sindaco di New York, Bill de Blasio, ha apprezzato augurandos­i che la sperimenta­zione del progetto avvenga nella Grande Mela.

(in alto con Laurene Powell

Jobs) sta mettendo a punto con il gotha del giornalism­o Usa e con i big del mondo digitale della Silicon Valley un progetto contro le fake news

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