Corriere della Sera

Facebook assume 3 mila revisori (in carne e ossa)

- Martina Pennisi

Irobot ci stanno rubando il lavoro? Per ora, sembra proprio di no. Anzi, più il rapporto con la tecnologia si fa stretto e complicato più le aziende di tecnologia hanno bisogno dell’intervento umano. Nel corso del prossimo anno Facebook assumerà (non è chiaro se direttamen­te o attraverso una terza parte) tremila «revisori» in tutto il mondo per (provare a) evitare la pubblicazi­one di video e post violenti o sconvenien­ti. «Abbiamo visto persone fare del male a sé stessi e ad altri, sia in diretta sia in video postati successiva­mente. È straziante», ha scritto Mark Zuckerberg. Il riferiment­o è ai tanti fatti di cronaca che hanno scatenato polemiche: il giorno di Pasqua i video dell’omicida di Cleveland sono rimasti online per due ore e mezza. Il 25 aprile è andata in onda l’impiccagio­ne di una bambina di appena 11 mesi. Due filmati, girati a Phuket, trasmessi per 24 ore e visti da 112 mila e 258 mila persone. Due giorni dopo un 49enne dell’Alabama si è sparato, in diretta. In mille hanno seguito la scena. Il controllo degli algoritmi non basta: si accorgono della presenza

Niente robot L’occhio tecnologic­o non basta, occorrono persone per valutare quando intervenir­e

di alcuni parametri, come la pelle nuda o elementi che rimandano a contenuti legati al terrorismo, e possono attingere a database di file già contrasseg­nati per impedire nuovi caricament­i. Ma per filmati come quelli sopracitat­i c’è poco da fare. Potrebbero benissimo essere scene di un videogioco o innocui scherzi, se a vigilare c’è soltanto un occhio tecnologic­o. Ecco perché Facebook, in attesa di godere dei progressi dell’intelligen­za artificial­e, si affida a persone in carne e ossa. Attualment­e sono 4 mila e 500: raccolgono le segnalazio­ni degli utenti — che finora non si sono dimostrate molto tempestive e andrebbero forse incoraggia­te con una maggior rilevanza grafica — e dialogano con le autorità. Nel caso di Phuket, ad esempio, è stata proprio la polizia locale ad avvisare il social di quanto era andato online. Del nostro Paese si occupa un gruppo di madrelingu­a italiani situato a Dublino. Così facendo Facebook, è bene ricordarlo, verifica soltanto il rispetto delle sue linee guida. Poi decide se intervenir­e, soprassede­re o aspettare l’eventuale ordine di un giudice.

@martinapen­nisi

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