Corriere della Sera

L’Antitrust si schiera con Uber Taxi in rivolta: «Vergognoso»

Nella causa in corso l’Authority a fianco della multinazio­nale Usa

- Lorenzo Salvia

La mossa dell’Antitrust è stata tecnicamen­te un «motu proprio», un atto non richiesto ma di propria iniziativa. L’Autorità garante della concorrenz­a ha inviato un documento al tribunale civile di Roma, che domani deve pronunciar­si di nuovo sullo stop a Uber. E si è schierata proprio con la app nata a San Francisco che mette in contatto passeggeri e autisti. Il fermo per Uber era stato deciso dallo stesso tribunale della Capitale un mese fa, su un ricorso dei tassisti. Poi è stato di fatto congelato. Domani dovrebbe arrivare una parola definitiva, anche se è difficile immaginare che non ci siano altri ricorsi. Ma al di là del verdetto giudiziari­o, il documento dell’Antitrust diventa un caso. Una serie di sindacati dei tassisti, compresi quelli della Uil, della Cisl e della Confsal, parte all’attacco: «L’Autorità si è costituita al fianco della nota multinazio­nale americana. Non risulta che in passato sia accaduta cosa più vergognosa a discapito di un servizio pubblico e a vantaggio di una potente multinazio­nale estera». E ancora: «Troviamo scandaloso che un authority sostenuta con i soldi dei contribuen­ti spenda risorse pubbliche per difendere gli interessi di un gruppo privato». Per questo, oggi, i sindacati dei tassisti manifester­anno davanti alla sede dell’Antitrust. Ma perché l’Autorità si schiera dalla parte di Uber?

Il documento inviato al tribunale di Roma ricalca la segnalazio­ne sullo stesso tema mandata due mesi fa al Parlamento. Anche quella una decisione autonoma, che peraltro somigliava molto a una proposta di legge. Chiedeva di «alleggerir­e la regolazion­e esistente», eliminando le «disposizio­ni che limitano su base territoria­le l’attività» di trasporto pubblico. Aggiungend­o anche che, per compensare Alberto Dal Poz, Federmecca­nica Si terrà il 9 maggio il consiglio generale di Federmecca­nica che dovrà designare il presidente che succederà a Fabio Storchi. I candidati sono tre: il torinese Alberto Dal Poz, amministra­tore delegato di Co.Mec. spa e presidente di Fondaco sgr; Federico Visentin, presidente e amministra­tore delegato di Mevis spa e il bresciano Fabio Astori, presidente di Luxor spa. Tutti e tre sono vicepresid­enti in carica dell’associazio­ne e hanno collaborat­o con il presidente uscente Fabio Storchi anche nella delicata trattativa per il contratto della categoria, rinnovato lo scorso novembre. Alla fine dalla consultazi­one dei tre saggi risultereb­be in testa Alberto Dal Poz. Nel ddl approvato al Senato passa la norma Booking: gli hotel potranno offrire prezzi inferiori rispetto a quelli indicati dalla piattaform­a i tassisti, potrebbe essere lo Stato ad acquistare le licenze di chi vuole lasciare l’attività. Di fatto, un manifesto in nome della concorrenz­a.

Ma al di là del tribunale di Roma e dell’Antitrust, sempre nelle Capitale ci sono altri due palazzi dove in queste ore si lavora alla questione. È in arrivo il decreto dei ministeri dello Sviluppo economico e delle Infrastrut­ture che metterà un primo punto fermo nella guerra fra tassisti, Uber ed Ncc, i noleggi con conducente. Per gli Ncc arriverà l’obbligo, dopo aver portato il cliente a destinazio­ne, di rientrare non nel garage di provenienz­a, come era un tempo, ma nel cosiddetto ambito territoria­le ottimale, un’area che andrà definita da Regioni e Comuni. Una tampone in attesa che il governo riscriva le regole di tutto il settore, con un decreto previsto dal disegno di legge sulla concorrenz­a. Proprio ieri, dopo oltre due anni dal primo via libera in consiglio dei ministri, il ddl è stato approvato dal Senato dopo un voto di fiducia superato con 158 sì, 110 contrari e un astenuto. Ora il testo passa alla Camera per l’ultima lettura e potrebbe essere seguito a ruota da un nuovo intervento sulla concorrenz­a, da approvare con un decreto legge per portarlo al traguardo entro la fine della legislatur­a.

Nel ddl approvato ieri c’è un’altra questione che riguarda il conflitto tra vecchia e nuova economia. È la cosiddetta norma Booking, che permetterà agli alberghi di offrire prezzi più bassi rispetto a quelli indicati dalla piattaform­a per le prenotazio­ni turistiche. Oggi la pratica è proibita nei contratti firmati tra Booking e le catene o i singoli hotel. La legge supererà il divieto. Anche su questo punto, un paio di anni fa, si era pronunciat­a l’Antitrust. Allora, però, aveva preso posizione contro Booking, definendo quella pratica «scorretta». Ma di fatto non era cambiato nulla. Federalber­ghi parla di «primo passo importante» ma aspetta l’approvazio­ne finale. Una norma del genere c’è già in Germania, Francia, Austria e Turchia.

Concorrenz­a

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