Corriere della Sera

Padoan: disuguagli­anze, vanno ridotte

- Andrea Ducci

Cresce la distanza tra ricchi e poveri. Un solco profondo che evidenzia, secondo Pier Carlo Padoan, l’aumento delle diseguagli­anze. «Non è solo un male in sé, ma diminuisce anche la crescita e la coesione sociale e condiziona il welfare, oltre a influenzar­e profondame­nte le politiche economiche, perché alcuni cercano di approfitta­rsene», dice il ministro dell’Economia, intervenen­do alla lectio magistrali­s del premio Nobel, Joseph Stiglitz, a La Sapienza di Roma. Padoan cita alcuni esempi per riassumere l’evoluzione del dibattito sul fronte della disuguagli­anza. Il punto di partenza è la consapevol­ezza a livello internazio­nale, in seno cioè ai G7 e ai G20, di stabilire come «obiettivo dichiarato una crescita forte e sostenibil­e, ma anche inclusiva». Una leva indicata dal ministro per diminuire il gap tra chi sta bene e coloro che stanno ancora male è la lotta all’evasione fiscale. Un altro esempio segnalato è la necessità di «creare a livello europeo una maggiore coesione sociale, perché la condivisio­ne del rischio a livello comunitari­o deve

Pier Carlo Padoan, 67 anni, è ministro dell’Economia e delle Finanze

accompagna­re la riduzione del rischio che avviene a livello nazionale», ricorda Padoan. Nel contrasto alle diseguagli­anze il titolare di Via XX Settembre rivendica, inoltre, l’introduzio­ne nel Def (Documento economia e finanza) del nuovo indice di benessere, ossia un parametro che ha «pari dignità a quello della crescita del Prodotto interno lordo». L’aumento della diseguagli­anza è il tema centrale dell’intervento di Stiglitz, che indica Italia, Stati Uniti e Gran Bretagna come i paesi avanzati dove le distanze sociali in termini di reddito e accesso al benessere sono cresciute di più. «Il mondo sta diventando più efficiente nel creare diseguagli­anze. Negli ultimi 30 anni sono aumentate in quasi tutti i paesi sviluppati». L’economista segnala l’esempio dei top manager delle grandi società che guadagnano «300 volte quello che guadagnano i loro operai.Vi diranno che si tratta di un salarioinc­entivo. Ma è solo una bugia».

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