Maxi-utile Volkswagen Vendite su del 10%, profitti a 4,4 miliardi
Il colpo poteva essere da ko. Per molti lo sarebbe stato e anche in Volkswagen, in effetti, si sono ritrovati così storditi da metterci un po’ pur solo ad ammetterlo. Quando però si sono decisi, e hanno iniziato le grandi pulizie dal dieselgate, insieme è ricominciata la scalata. Prima — 2016 — a Wolfsburg si sono ripresi il titolo di costruttore numero uno al mondo strappandolo a Toyota (che a sua volta se l’era ripreso nel 2012, dunque indipendentemente dallo scandalo dei motori truccati). Ora, con i 4,37 miliardi di utili operativi su 56,2 di fatturato del solo primo trimestre 2017, confermano che sì, certo, smaltire del tutto le conseguenze Il fatturato del gruppo di Wolfsburg è aumentato del 10%. L’effetto Cina miliardi di euro Il fatturato della casa automobilistica tedesca nel trimestre dire, soprattutto, che la politica di taglio dei costi (ma non degli investimenti) avviata da Müller funziona.
Lui, presentando la trimestrale, lo rivendica: «I nostri sforzi stanno pagando, questi sono i primi effetti tangibili». Gli analisti, da parte loro, glielo riconoscono. Anche se poi, in Borsa, il titolo va giù. Perché, nonostante la robusta trimestrale, sui target 2017 l’amministratore delegato si attiene alla linea conservativa: l’outlook non cambia. E soprattutto, è vero che i costi del dieselgate saranno più sostenibili. Ma sempre costi saranno.
Il fatturato
Secondo azionista la famiglia reale del Qatar Ad aprile aumento di capitale da 8 miliardi
di un anno fa, anche di sei mesi fa. Le prospettive di business, però, non sono ancora brillanti. È vero che nel primo trimestre dell’anno ha registrato un utile netto di 571 milioni, il 52% in più del primo trimestre del 2016. Ma il risultato è stato realizzato soprattutto attraverso il taglio del 12% dei costi.
Nello stesso periodo, le entrate sono scese del 9%, a 7,3 miliardi, un risultato deludente, segnato da perdite di quote di mercato nei confronti delle grandi big banks americane, soprattutto nell’investment banking. Cryan, che ha fama di grande ristrutturatore bancario, dovrà dunque sempre più concentrarsi sulla crescita dell’attività.
L’acquisizione annunciata ieri dalla conglomerata Hna Group dovrà essere valutata, nella sua portata, nelle prossime settimane e mesi. Il gruppo cinese ha aumentato la quota che già possedeva da febbraio nella Deutsche Bank al 9,9%, il che ne fa il primo azionista singolo davanti a Black Rock (5,9%) e a due veicoli d’investimento della famiglia regnante del Qatar che assieme si avvicinano al 10%. Sul senso dell’investimento cinese e sulla strategia dell’Hna Group — se speculativa o politicamente voluta da Pechino — ieri si interrogavano i mercati. Per ora, la cosa certa è che la conversazione su Deutsche Bank è cambiata: ieri era un rischio, ora, forse, è un’opportunità.