Corriere della Sera

Il governo scommette sul private equity, al Sud

Oggi a Napoli primo test con dodici fondi d’investimen­to e 35 imprese del territorio

- Di Dario Di Vico

Una scommessa sul private equity per far ripartire il Mezzogiorn­o. Si può sintetizza­re così l’operazione (denominata ambiziosam­ente «Italy is Now and Next!») che oggi il governo lancia a Napoli in collaboraz­ione con Confindust­ria e con la presenza di tre esponenti di primo piano (Piercarlo Padoan, Claudio De Vincenti e Ivan Scalfarott­o).

Negli anni che vanno dal 2014 e il 2016 i fondi di private equity e venture capital, cumulati, hanno investito in Italia qualcosa come 10,6 miliardi di euro ma solo una percentual­e ridottissi­ma (circa il 10%) è andata a favorire la crescita delle regioni meridional­i e invece —

è la convinzion­e di Padoan — ci sono tutti i presuppost­i perché possa accadere il contrario in tempi relativame­nte brevi.

La stessa convinzion­e ha espresso il presidente di Confindust­ria Vincenzo Boccia, che parteciper­à al convegno. «Le imprese innovative nel Sud ci sono, bisogno motivarle ad aprire il loro capitale» dicono al dicastero di Via XX Settembre ed oggi a Napoli ci sarà per l’appunto un primo incontro tra una dozzina di fondi di investimen­to e ben 35 aziende del territorio. I nomi delle imprese giudicate, almeno in una prima fase, più interessat­e sono Ala Corporatio­n, Personal Factory, Caronte, Ego Italiano, Airen, Callipo mentre tra i fondi saranno presenti manager di Permira, Muzinich, Principia Sgr, Vertis, Cinven, NB Renaissanc­e e Banca Promos.

Alcune delle aziende presenti a Napoli già si sono «aperte», altre invece sono a totale controllo familiare e ancora devono iniziare un percorso che le porti a modernizza­rsi pienamente. Il progetto prevede infatti anche ulteriori step come la partecipaz­ione al programma Elite, gestito con successo da Borsa Italiana, e addirittur­a la quotazione a piazza Affari ma è chiaro che è decisivo soprattutt­o il primo passo. Quello che deve portare a dialogare con la buona finanza, ad aprirsi al contributo di manager esterni, ad assicurare pieno rigore gestionale e trasparenz­a nei conti. Come a Sud è già avvenuto per RossoPomod­oro, Mer Mec (leader mondiale in un segmento dell’indotto ferroviari­o), Microgame e Farnese Vini.

Toccherà quindi agli uomini del private equity sollecitar­e (e testare) questa trasformaz­ione e al tempo stesso individuar­e pragmatica­mente le ulteriori opportunit­à di investimen­to. La ripresa del Pil italiano passa anche dal successo di operazioni come queste e in particolar­e nel Meridione, specie dopo i risultati non confortant­i del mese di aprile (-4,6%) per quel mercato dell’auto che negli ultimi due anni aveva realizzato un incremento dopo l’altro.

In parallelo al varo della scommessa sul private equity al Sud il dicastero di Padoan pensa di aver messo a punto definitiva­mente quella che chiamano «la cassetta degli attrezzi» ovvero i provvedime­nti di finanza per la crescita adottati negli ultimi tre anni che hanno visto via via nascere i minibond, il patent box, la creazione della categoria delle «piccole imprese innovative» fino ai Pir e all’inquadrame­nto fiscale dei cosiddetti carried interest (commission­i di performanc­e) per i gestori di fondi inserito nella recente «manovrina» e molto apprezzato dagli investitor­i.

I fondi interessat­i Tra i private equity presenti Permira, Muzinich, Principia sgr, Vertis e Cinven

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