Le file per il pane sono una spia da non ignorare
Perché non sia solo un’abbuffata collettiva, la celebrazione del rito dei fornelli e del cucinare, il divertimento di chi ogni giorno ha la certezza di cibo (spesso sprecato) sulle proprie tavole. La festa All for Food! (che si è svolta ieri presso gli spazi esterni della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli) ci ha ricordato che nella città dove si aprono ristoranti stellati e dove si sfidano a colpi di innovazione locali di tendenza, in questa stessa città cresce anche il fenomeno della povertà alimentare. Se 30 mila persone all’anno bussano alle parrocchie della diocesi per chiedere alla Caritas la pasta e il latte; se ogni giorno decine di volontari del Banco Alimentare raccolgono le eccedenze di negozi e punti vendita vari da distribuire a 257 realtà caritative; se di fronte alle mense dei poveri gestite da Pane Quotidiano (foto) o dell’Opera San Francesco le file si allungano; se tutto questo accade, la Milano che ha raccontato l’Expo del diritto al cibo non può voltare la faccia. E non lo fa, in effetti, grazie all’impegno infaticabile, qualificato e meritorio di queste associazioni e realtà impegnate a debellare la povertà alimentare e a rispondere alle tante richieste di aiuto. La stessa povertà contro la quale la Fondazione Cariplo, pensando a 13 mila bambini che a Milano non hanno alimentazione adeguata, ha lanciato un piano straordinario chiamando altri benefattori per stanziare 25 milioni di euro in tre anni. Milano non può girare la faccia. E la storia di queste realtà proiettate sui bisogni dei più fragili ci mostra che a smuovere le coscienze non è soltanto un generico atteggiamento «buonista», ma la ricerca di una giustizia sociale che garantisca a tutti l’accesso al cibo. Donare alimenti, raccogliere gli avanzi e ridistribuirli, abituarsi a non sprecare significa contribuire a realizzare una società più accogliente ed equa. In cui possiamo vivere meglio e in cui davvero può essere «festa per tutti».