Corriere della Sera

Sacchi: «Ronaldo meglio di Messi? Il Real ha esaltato Cristiano, il Barcellona ha lasciato solo Leo»

- Luca Valdiserri

«Ho mandato un messaggio a Florentino Perez e gli ho detto: è stata una grande partita, è una vittoria meritata e Cristiano Ronaldo è un mostro».

Buongiorno, Arrigo Sacchi. Proprio lei, l’allenatore che ha portato al massimo livello il gioco di squadra, fa un compliment­o a un singolo giocatore?

«Non mi ha lasciato finire. Zidane ha fatto un grande lavoro, sta crescendo come allenatore di partita in partita e il Real Madrid, contro l’Atletico, ha fatto una grande partita di squadra. Lo sa quale è stata la differenza tra il Cristiano Ronaldo di martedì e il Messi della prima partita tra Juventus e Barcellona?».

È una domanda che si fanno tutti: Cristiano Ronaldo e Messi, chi è il più bravo?

«Ecco, questo è il modo sbagliato di farsi una domanda. Gli italiani vedono sempre il calcio come il predominio del singolo sul gruppo, del talento sull’organizzaz­ione. Cristiano Ronaldo, che ha qualità personali immense, è stato esaltato dal gioco del Real Madrid, che ha comandato sempre la partita. Messi, a Torino, quasi non ha toccato palla. Prenda Griezmann: si è impegnato, ce l’ha messa tutta, ma senza l’aiuto della squadra dove poteva andare? Mettiamolo nel Real Madrid e poi giudichiam­olo». Che cosa le piace, da allenatore, di Zinedine Zidane?

«Il Real ha un suo stile, fin dai tempi di Di Stefano: devi vincere attraverso il dominio del gioco. Il calcio, per i madridisti, è uno spettacolo sportivo. Zidane ha fatto sua questa mentalità. Lo stile ti dice cosa sei e cosa diventerai». Che cosa ha di speciale Cristiano?

Cristiano è un mostro e un grande profession­ista, col tempo è cambiato ed è diventato più efficace

«Prendiamo l’altro Ronaldo, il brasiliano. Forse poteva avere anche più talento, ma è durato molto di meno. Cercava privilegi: il primo era correre poco. Cristiano Ronaldo, invece, è un profession­ista esemplare. Una volta sono andato a trovare Ancelotti quando era al Real.

Chi c’era un’ora e mezza prima dell’allenament­o in palestra? Cristiano Ronaldo. E a Carletto, poco prima di Bayern-Real Madrid ho mandato un messaggio: guarda che il Real si è messo a giocare bene e che Cristiano è in grande crescita. Ho persino scherzato: guarda che ha dribblato un avversario...». Ecco, fino a febbraio, Cristiano era criticato anche dai tifosi del Real.

«Ma vogliamo parlare degli otto gol segnati in tre partite tra Bayern e Atletico Madrid? Cristiano è cambiato nel tempo. Prima era più spettacola­re, ora capisce in anticipo dove andrà il pallone. Simeone ha fatto una brutta figura, martedì, ma più per la bravura del Real che per gli errori dell’Atletico. Quello di Simeone non è il mio calcio preferito, ma spesso l’Atletico ha fatto partite eroiche. Non è mai un avversario facile, ma il Real ha giocato troppo bene. Prendiamo il Clasico, perduto al 95’ con il gol di Messi. Il Real l’ha giocato con il suo orgoglio e con il suo stile: attaccavan­o sul 2-2, a tempo scaduto, anche se avevano un uomo in meno. In Italia avrebbero detto tutti: con un po’ più di attenzione finiva 2-2. E io invece dico: in dieci contro undici una squadra all’italiana non

avrebbe mai recuperato sotto di un gol. E, soprattutt­o, non avrebbero mai costruito la mentalità che ha portato il Real a vincere tutto».

Il suo Milan — dal 1988 al 1990 — è stata l’ultima squadra a vincere per due volte di fila la Champions League. Se il Real Madrid dovesse farcela, quest’anno a Cardiff, le farebbe piacere o dispiacere?

«Io sono prima di tutto un tifoso del bel calcio e voglio che il calcio vada sempre avanti. Quando ho perso ai rigori il Mondiale del 1994 mi è venuta una lacrima, ma l’ho subito asciugata perché ho pensato a due cose: la prima è il Brasile lo aveva meritato più dell’Italia e la seconda è che noi ce l’avevamo messa tutta e che perciò non dovevamo avere rimpianti». E se la finale sarà Juve-Real?

«Per la Juve sarebbe un vantaggio trovare in finale il Real e non l’Atletico. In caso di vittoria la sua storia sarà amplificat­a. E se vincerà con merito avrà alzato il livello della sua autostima. Ci sono tanti modi di fare calcio e tanti modi per vincere, ma uno solo ti fa entrare nel Gotha dei grandi: vincere e convincere».

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Barça Leo Messi, 29 anni, argentino di Rosario (Afp)
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Real Ronaldo, 32 anni, portoghese di Funchal (LaPresse)

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