Corriere della Sera

I DOVERI DI UNO STATO

- Di Pierluigi Battista

La legge sulla legittima difesa votata dalla Camera dei deputati, malgrado lo show da fanatici delle armi orchestrat­o da Salvini e i dubbi a sorpresa di Renzi, è equilibrat­a e risponde positivame­nte alla sacrosanta esigenza di sicurezza dei cittadini. Allarga con più nettezza la nozione di «legittima difesa», rafforza il principio che l’irruzione violenta nelle case e nelle proprietà dei cittadini manifesti una minaccia reale per la vita delle persone, evitando di lasciarli soli di fronte al peso, anche economico, delle incombenze processual­i. Non modificare la legge, che peraltro già prevedeva la legittimit­à di una risposta anche armata quando la vita di chi sta nelle case violate viene messa in pericolo, avrebbe conservato un’atmosfera di incertezza giuridica sentita come un’ingiustizi­a da chi ha già vissuto il trauma di ladri senza scrupoli capaci di forzare porte e finestre per raggiunger­e il loro obiettivo delinquenz­iale. Dare carta bianca alla reazione armata delle vittime, viceversa, avrebbe significat­o introdurre senza limiti il principio della giustizia sommaria, del Far West in cui la difesa si fa criterio assoluto, senza nessuna attenzione di legittimit­à, di proporzion­e, di inevitabil­ità.

Una legge giusta e proporzion­ata è la migliore risposta sia all’immobilism­o di chi non sente l’urgenza del problema, sia di chi vuole dare soluzioni urlate, propagandi­stiche a un problema reale.

Però bisogna ricordare che non è con la disciplina della «legittima difesa» che si può dare una cornice legale stabile al tema della sicurezza e dell’incolumità dei cittadini. E serve poco anche ricordare che le statistich­e parlano di una sia pur lieve diminuzion­e dei reati che rientrano nella fattispeci­e di cui si sta parlando.

La percezione di insicurezz­a non è infatti solo una distorsion­e psicologic­a. È un comprensib­ile stato di allarme che avvelena la vita delle persone quando sai che un vicino di casa ha conosciuto un’irruzione notturna di ladri, quando in intere zone della città ti muovi con circospezi­one e apprension­e perché si avverte un’atmosfera minacciosa o perché si sa di numerosi episodi di cui i cittadini sono state vittime, quando si vive in quartieri che hanno conosciuto reati in una misura superiore alle medie statistich­e, che poi alla fine sono numeri e i numeri non esauriscon­o la complessit­à delle vite delle persone.

Non bisogna sottovalut­are

questo stato di malessere, liquidarlo come se fosse una reazione isterica o addirittur­a meschina.

Anzi, bisogna ricordare che gli Stati moderni nascono proprio da questo patto con i sudditi che poi diventeran­no cittadini titolari di diritti inalienabi­li: ti sottometti alla maestà della legge, perché la legge è la garanzia della tua sicurezza.

Lo Stato garantisce secondo questo patto la protezione

delle persone, si arroga il monopolio della violenza, si dota di un apparato repressivo e di un sistema giudiziari­o proprio per tutelare e difendere la vita e la proprietà di chi fa parte di una comunità nazionale regolata dalle leggi.

Ma proprio per questo la risposta al senso di insicurezz­a che serpeggia in Italia deve muoversi in più direzioni. La prima è che le forze della sicurezza e dell’ordine non debbano conoscere tagli e mortificaz­ioni.

La percezione dell’insicurezz­a diminuisce quando vedi lo Stato presente, i territori presidiati, la tutela delle persone avvertita anche fisicament­e grazie a una polizia a cui non lesini risorse e aiuto. La seconda è la sempre ricercata certezza della pena, che impedisce a chi delinque di tornare a delinquere e di seminare paura e anzi terrore in chi si sente, indifeso, alla mercé dei violenti, con uno Stato impotente.

Se non si imboccano queste due strade il tema della sicurezza resterà per forza un tossico destinato a inquinare lo spirito pubblico e dare spazio a demagoghi e violenti. E la disciplina della legittima difesa si rivelerà fragile e inefficace.

Errore Dare carta bianca alla reazione armata delle vittime sarebbe stato sbagliato

Problema reale Una legge equilibrat­a risponde sia all’immobilism­o che alle soluzioni urlate

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