Corriere della Sera

Patto con Google Il Fisco incassa 306 milioni di euro

Padoan: porteremo la questione al G7 finanziari­o. Orlandi: operazione straordina­ria

- di Giuseppe Guastella

Google ha deciso di pagare 306 milioni per fare pace con il Fisco italiano. Chiude così il conto dopo gli accertamen­ti per il periodo 2002-2015 e mitiga in questo modo eventuali prospettiv­e negative nell’inchiesta della Procura di Milano che vede indagati cinque manager del colosso di Mountain View accusati di «omessa dichiarazi­one dei redditi». Sempre sul fronte Web, l’Italia potrebbe essere il primo Paese a varare la digital tax.

Google decide di versare al fisco italiano 306 milioni di euro per mettere una pietra sopra l’accertamen­to dell’Agenzia delle Entrate che la accusava di aver evaso le tasse per un lungo periodo di tempo che va dal 2002 al 2015 e contempora­neamente mitigare le eventuali prospettiv­e negative dell’inchiesta già chiusa dalla Procura di Milano che vede indagati cinque suoi manager per «omessa dichiarazi­one dei redditi».

Come aveva fatto a dicembre 2015 Apple, pagando 318 milioni, e come potrebbe presto fare Amazon, accusata dai pm milanesi guidati dal Procurator­e Francesco Greco di un’evasione da 130 milioni, anche Google trova l’accordo versando 303 milioni all’Agenzia delle entrate che le imputa di non aver onorato le tasse per l’attività in Italia di Google Italy a partire dal 2002 e fino al 2015 e altri 3 milioni per le irregolari­tà in una parte delle inserzioni pubblicita­rie su YouTube nel periodo 20092013 gestite da Google Ireland, ammettendo solo in questo caso di aver goduto di una «stabile organizzaz­ione» sul territorio italiano. Un portavoce dichiara che il colosso di Mountain View così intende «risolvere senza controvers­ie» la vicenda versando i 306 milioni «in aggiunta alle tasse già pagate in Italia», dove continuerà a impegnasi per «far crescere l’ecosistema online». Ora i cinque manager indagati dal sostituto procurator­e Isidoro Palm dopo un’indagine della Guardia di finanza, grazie all’attenuante dell’avvenuto risarcimen­to del danno possono ragionevol­mente sperare in un patteggiam­ento se non, in alcuni casi, in un prosciogli­mento. Così come è avvenuto nell’inchiesta su Apple che si è chiusa con un manager della sede irlandese che ha patteggiat­o una multa e con l’archiviazi­one per altri due indagati. Soddisfatt­o il direttore dell’Agenzia delle Entrate Rossella Orlandi, secondo la quale questa conclusion­e «rappresent­a un passo avanti fondamenta­le nella strategia di lungo periodo che stiamo perseguend­o grazie a un grande lavoro di squadra».

Orlandi parla anche di un «risultato straordina­rio» non soltanto per i 306 milioni che entrano nelle casse dello Stato, ma anche «per i risultati che verranno». A partire dal «dialogo» aperto con Google «che si è impegnata ad attivare una procedura di ruling secondo le regole Ocse per tassare i proventi prodotti in Italia».

A indicare ancora una volta la necessità di introdurre una web tax, cioè un’imposta sulle transazion­i commercial­i via internet, è il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan. «L’Italia farà di tutto per fare passi avanti concreti su questo terreno» e creare «un regime più stabile, trasparent­e e chiaro», dice il ministro durante un’audizione sulla manovra economica di fronte alle commission­i Bilancio di Camera e Senato confermand­o che la questione verrà posta la prossima settimana all’attenzione dei ministri delle finanze del G7 che si riuniranno a Bari.

Le posizioni su questo tema delicato non sono concordi, ammette Padoan, ma almeno c’è un’idea condivisa sul fatto che «debba essere affrontato».

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Confronto La direttrice dell’Agenzia delle entrate Rossella Orlandi e il fondatore di Google Larry Page
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