«Così insegno alle poliziotte di Bagdad»
La missione di Gerardina Corona, a capo della Compagnia dell’Arma a Varese
Gerardina Corona, maggiore dei carabinieri, comandante della compagnia di Varese, è reduce con le colleghe Anna Patrono e Azzurra Ammirati da una missione speciale a Bagdad: la formazione di 33 poliziotte irachene su temi che vanno dai diritti umani fino all’autodifesa e alle tecniche investigative contro le violenze domestiche.
MILANO Nipote e figlia d’arte (appuntato il nonno, ufficiale il papà), Gerardina Corona è stata la prima, nella lunga storia dell’Arma e delle sue intense missioni internazionali, a lavorare su questo nuovo fronte, un fronte di pace in territorio di guerra. Il maggiore dei carabinieri, comandante della Compagnia di Varese che conta oltre cento militari, insieme a due colleghe, la parigrado Anna Patrono e il capitano Azzurra Ammirati, è reduce da Baghdad. Tra lezioni teoriche e pratiche sui diritti umani, tecniche di difesa e modalità investigative contro le violenze domestiche, ha formato 33 poliziotte irachene le quali, nel giorno della partenza, a quelle speciali professoresse hanno domandato una cosa soltanto: «Ma quando tornerete?». Presto. Prestissimo. Perché s’è davvero aperto un mondo e questo corso, per alcuni versi rivoluzionario, sarà replicato e intensificato.
Lo sa il ministro della Difesa Roberta Pinotti, che dopo aver accolto una richiesta del Governo di Baghdad, ha fortemente sostenuto l’iniziativa e ha sviluppato un piano robusto nelle coordinate operative. Lo sa il comandante generale dell’Arma Tullio Del Sette, che nei giorni scorsi è volato a incontrare i suoi carabinieri in Iraq, tanto apprezzati dagli stranieri all’interno della Coalizione. E lo sa, naturalmente, il maggiore Corona, che fatica a nascondere una certa nostalgia. Le uniche differenze, quelle linguistiche, sono state superate grazie a un interprete. Per il resto c’è stata immediata e reciproca passione. A Baghdad le poliziotte hanno vincolanti «limiti d’azione», anche se impiegate nei checkpoint allestiti in una città colpita da quattro, cinque attentati al giorno; non sempre conoscono — anzi adesso dobbiamo dire conoscevano — le norme a difesa delle persone arrestate; hanno delle lacune, «conseguenza» della formazione di base, nelle dinamiche di gestione di un criminale, dalle mosse per disarmarlo all’uso delle armi.
Le violenze domestiche sono frequenti, alla pari di furti e rapine: la quotidianità è drammatica non soltanto per il terrorismo. Donna pratica e franca, scelta con Patrono e Ammirati per il percorso all’interno dell’Arma già avanzato nonostante la giovane età, la 33enne Gerardina, origini napoletane, un fratello nella Guardia di Finanza, elogia l’abnegazione — sceglie volutamente questo termine — delle poliziotte, presenti e concentrate in aula nonostante le infinite difficoltà delle loro vite. Un’agente, poco prima di una lezione, aveva appena perduto il fidanzato, in un combattimento Le lezioni Erano incentrate sui diritti umani e modalità investigative contro le violenze domestiche a Mosul contro l’Isis: il suo sguardo fiero ha subito anticipato e bloccato ogni inutile consiglio di saltare la mattinata e tornare a casa. Un giorno una poliziotta ha accompagnato il maggiore in un angolo, lontano e appartato, e l’ha invitata a provare il suo velo; l’indomani un’altra le ha portato i propri modesti trucchi perché lei le aveva domandato come facesse a custodire quelle eleganti sopracciglia... E intanto, nelle conversazioni, uscivano le cronache di matrimoni combinati, di pestaggi e persecuzioni famigliari, della forza di vittime che avevano denunciato e del coraggio di chi aveva raccolto quelle denunce aprendo un’indagine, senza la paura di sfidare spietati «sistemi» di soli uomini.
Tra i sostenitori della bontà della missione di Corona c’è il generale Teo Luzi, comandante della Legione Lombardia. L’esperienza all’estero, umana ancor prima che professionale, sostiene Luzi, è un passaggio essenziale per le giovani leve. D’accordo con la guida di Stazioni e Compagnie, ma poi i veri valori si misurano (anche) fuori dall’Italia. Dice il maggiore: «Mi ero ripromessa che non sarei stata retorica ma giuro che non lo sono nel dirle che io ho imparato molto, molto di più di quanto abbia insegnato in quell’aula». In visita al Corriere (il giornalismo era un altro dei suoi sogni da ragazzina), si ferma davanti alla prima pagina incorniciata della fine del Regime di Saddam e delle aspettative di un intero popolo. Era il 2003.