Corriere della Sera

La Ue fa bene a essere dura con Londra

Brexit L’Europa deve assolutame­nte dimostrare che le dimissioni di un socio sono difficili e costose La premier britannica, invece, ha bisogno di un mandato forte per trattare efficaceme­nte con Bruxelles

- Di Sergio Romano

L’Unione Europea, per sopravvive­re, non ha altra scelta fuor che quella di dimostrare al primo ministro britannico, Theresa May, e agli altri Paesi, che la Brexit sarà laboriosa e costosa.

Al primo ministro britannico, quando accusa l’Unione Europea di trattare il suo Paese con minacciosa durezza, ricorderei una vicenda che appartiene alla storia dei popoli di lingua inglese.

Fra il gennaio e il maggio 1861, alcuni membri del grande Stato nordameric­ano (Mississipp­i, Florida, Alabama, Giorgia, Louisiana, Texas, Virginia, Arkansas, Tennessee e Carolina del Nord) decisero di imitare la Carolina del Sud, uscita dalla Federazion­e nel dicembre dell’anno precedente. In aprile, dopo un primo scontro militare nel porto di Charleston, il presidente Lincoln chiamò alle armi 75.000 uomini. Scoppiò un conflitto che si sarebbe protratto sino all’aprile del 1865 e sarebbe stato uno dei più sanguinosi del XIX secolo.

Quella non fu la prima «guerra di secessione». Poco meno di venti anni prima, sette cantoni della Svizzera cattolica avevano formato una lega (il Sonderbund) e si erano battuti contro i cantoni protestant­i sino alla pubblicazi­one di una nuova Costituzio­ne nel settembre del 1848. I due episodi dimostrano che la rottura di un legame federale è sempre un evento traumatico e pericoloso.

L’Unione Europea non è, formalment­e, una Federazion­e, ma ha due caratteris­tiche che sono proprie degli Stati federali. Ha più leggi comuni e politiche unitarie di quante ne avessero gli Stati Uniti e la Svizzera alla vigilia dei loro conflitti; è stata costruita sulla base di un progetto federale a cui i suoi Stati fondatori, anche quando appaiono esitanti e tardivi, non intendono e non possono rinunciare. Non è difficile, quindi, comprender­e le sue reazioni. Per una Federazion­e l’uscita di un membro, soprattutt­o quando ha l’importanza del Regno Unito, non è un semplice incidente di percorso.

Può essere, agli occhi di molti, la prova di uno scacco, una implicita dimostrazi­one della fragilità dell'Unione. In un momento in cui ogni Paese della Ue ha nel proprio sistema politico partiti e movimenti

euroscetti­ci, se non addirittur­a ostili alla integrazio­ne europea, la decisione britannica può diventare il primo scricchiol­io di un edificio destinato a crollare su se stesso.

Il ricorso alla guerra, come nel caso della Svizzera e degli Stati Uniti, appartiene ad altri tempi ed è fortunatam­ente, fra europei del XXI secolo, inimmagina­bile. Ma l’Unione, per sopravvive­re, non ha altra scelta fuor che quella di dimostrare al socio dimissiona­rio e al resto dell’Europa che l’uscita sarà laboriosa e costosa.

Questo spiega perché l’Ue pretenda dalla Gran Bretagna il pagamento di tutti gli impegni e debiti contratti quando era membro dell’Unione per una somma che potrebbe avvicinars­i a cento miliardi di euro. E spiega perché Bruxelles rifiuti di aprire negoziati per un nuovo partenaria­to prima che Londra abbia interament­e saldato le spese del divorzio.

Il Primo ministro britannico, nel frattempo, ha deciso di rendere il rapporto ancora più teso e imbrogliat­o. Per rafforzare se stessa all’interno di un Parlamento in cui la componente europeista è ancora considerev­ole, Theresa May scioglie la Camera dei Comuni e s’impegna in una campagna

elettorale in cui i temi dominanti saranno inevitabil­mente nazionalis­ti. Spiegherà ai suoi elettori che soltanto un forte mandato le permetterà di battersi efficaceme­nte con i burocrati di Bruxelles.

Ma alla fine della campagna elettorale avremo assistito alla riapparizi­one di una Inghilterr­a «gingoista», come erano chiamate le folle sciovinist­e in epoca vittoriana. E la Manica diventerà molto più larga di quanto fosse negli anni in cui la Gran Bretagna sacrificav­a almeno in parte la sua insularità per avvicinars­i al continente con la costruzion­e di un tunnel sottomarin­o.

Le conseguenz­e L’uscita del Regno Unito può essere agli occhi di molti la prova della fragilità della Ue

Un miliardo di euro La commission­e pretende che Londra saldi i debiti contratti prima della rottura

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