Corriere della Sera

Renzi contesta ai suoi la confusione sulla «notte»: così si perde credibilit­à

L’ipotesi di ritocchi anche per avere il sostegno di FI

- di Maria Teresa Meli

ROMA Quando gli è arrivata l’ennesima mail di protesta per la legge sulla legittima difesa, Matteo Renzi non ci ha visto più. L’ultima lamentela era di questo tenore: «Matteo ti scrivo per dirti, da tuo sostenitor­e convinto, che la legge sulla legittima difesa, così come è percepita, fa scappare da ridere anche a uno come me! Sono in mezzo alle persone normali tutti i giorni e ti assicuro che una cosa del genere ci fa perdere credibilit­à e, di conseguenz­a, voti. O le cose si fanno oppure no».

È stato a questo punto che il segretario del Pd ha chiamato David Ermini, l’uomo che per lui si occupa di giustizia in Parlamento. E gli ha chiesto conto di quello che era successo. Renzi, ancora prima di essere eletto alle primarie,

L’obiettivo Il segretario da tempo chiedeva una legge per tutelare chi si difende in casa propria

aveva chiesto una legge che «tutelasse chi si difende in casa propria» e aveva sollecitat­o il partito a «fare una cosa seria». Così non è stato, a giudizio del leader, perché non ha senso, secondo lui, che si possa sparare di notte e non di giorno. A suo avviso, o si decide che non ci si può difendere mai (e l’ex premier non è di questa opinione) oppure non si possono prevedere condizioni diverse tra le ore del giorno e quelle della notte.

Ermini, che di Renzi è grande amico, gli ha spiegato che l’emendament­o così formulato era arrivato dalla ministra Anna Finocchiar­o. E che non escludeva la possibilit­à di difendersi anche nelle ore diurne, ma che era formulato male e quindi poteva lasciare spazio ad ambiguità. Il segretario del Partito democratic­o gli ha fatto presente che l’unico risultato ottenuto con quell’emendament­o era stato di far arrabbiare tutti.

Perciò, con grande sorpresa anche dei suoi stessi deputati, Renzi ha deciso di prendere le distanze dalla legge sulla legittima difesa così come è stata licenziata dall’assemblea di Montecitor­io. E la sua richiesta a David Ermini e agli altri esponenti del Pd è stata perentoria: questo pasticcio va risolto assolutame­nte al Senato, perché quella legge, come ha scritto l’ultimo suo sostenitor­e nella mail che gli ha inviato, «ci fa perdere credibilit­à».

Tra l’altro, particolar­e di non poco conto, per cercare il compromess­o tra l’anima orlandiana, che sponsorizz­ava una linea più soft, e quella renziana più propensa a indurire la legge, non si è calcolato il fatto che il provvedime­nto, così com’è, sulla carta non ha i voti per essere approvato al Senato, dove i numeri sono ben più risicati che alla Camera. E questo per Renzi, che vorrebbe farlo diventare legge dello Stato prima delle elezioni, ha un’importanza enorme. Già, per esempio, basterebbe­ro dei ritocchi per ottenere anche il via libera di Forza Italia.

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