SI CHIAMA BIT TAX LA VIA PER BATTERE L’EVASIONE SUL WEB
non si vede, è occulta, come dimostrano le inchieste della Procura di Milano che hanno “convinto” Apple e Google a versare al fisco, rispettivamente, 318 e 306 milioni. Quanto vale e quanto costa tutto questo? Non ci sono dati certi sulla digital economy, ma uno studio Ocse parla di una perdita a livello mondiale di entrate fiscali tra 100 e 250 miliardi di dollari, ovvero tra il 4 e il 10% del gettito globale proveniente dalle imprese. «Bisogna far emergere i redditi della digital economy consentendo all’Agenzia delle Entrate di accertare gli affari che questi colossi fanno in Italia», dichiara il senatore Massimo Mucchetti (Pd), presidente della Commissione Industria del Senato che ha presentato un disegno di legge introducendo la web tax (l’aveva già proposta con emendamenti alle leggi di bilancio 2014 e 2015).
Il commissario
per il digitale il vicepresidente di Amazon Diego Piacentini; un’altra proposta presentata dall’on. Stefano Quintarelli (Scelta Civica) è all’esame della Camera e quella del collega Francesco Boccia (Pd) fu approvata e sospesa.
Il procuratore
«La tassazione dei profitti sul web è un problema fondamentale per lo sviluppo del mondo anche perché l’economia digitale riduce sensibilmente i posti di lavoro», ha detto il procuratore di Milano Francesco Greco sentito dalla Commissione del Senato durante le audizioni collaterali all’esame del ddl Mucchetti. Dopo Apple e Google, il suo ufficio investiga anche su Amazon contestando un’evasione da 130 milioni, e Facebook. «Hanno accettato la stabile occulta, evidentemente qualche problema ce l’hanno», ha aggiunto il magistrato. Senza interventi queste aziende continueranno a godere di «indebiti vantaggi concorrenziali» nei confronti dei commercianti tradizionali, ha detto ai senatori Giovanni Pitruzzella, presidente dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato, preoccupato per come i mancati introiti fiscali gravano sulla