Corriere della Sera

Chi brilla e chi cade Il duello a suon di voti delle nuove «stelle» dem nei gazebo del Sud

- di Tommaso Labate

«Totò, mo’ non ci pensare. Ormai è andata così...». Raccontano in Sicilia che, nell’apprendere del sorpasso definitivo di Orlando su Renzi nella sua Caltanisse­tta, il vecchio democristi­ano Totò Cardinale — cinque volte deputato, nonché indimentic­ato ministro delle Comunicazi­oni di entrambi i governi D’Alema — abbia quasi rischiato lo svenimento. Aveva schierato la figlia Daniela, oggi deputata pd ascritta alla sottocorre­nte di Luca Lotti, capolista dello schieramen­to renziano. E invece nell’area nissena — dalla centrifuga di conteggi e riconteggi, voti contestati e annullati, gazebi aperti e poi chiusi, urla e strepiti — è venuto fuori un successo per le liste di Orlando. «Ma tanto è di poco. Non ci pensare, Totò», hanno provato a rincuorarl­o. Ma tra il 40,1% dei vincitori e il 39,5% dello sconfitto può passare la scia di una stella che, invece che continuare a brillare, cade.

Perché l’ultimo congresso del Pd è stato anche questo. In Campania e Calabria, Sicilia e Campania, Puglia e Basilicata. La storia di stelle che brillano o cadono a seconda delle preferenze prese alle primarie. Battesimi e funerali che un tempo si celebravan­o con le tessere, adesso si celebrano nei gazebo. Regalando ai renziani, ma in generale a tutto il Pd, una nuova cartina geografica del potere.

Il potere in Campania

La geografia del potere del centrosini­stra campano, da domenica scorsa, ha una nuova star. È Umberto Del Basso de Caro, ex avvocato di Bettino Craxi, sottosegre­tario del governo Renzi, che tempo fa ha mollato i bersaniani per accasarsi nella mozione di Maurizio Martina. Le performanc­e della lista di Renzi nella sua Benevento (quasi l’81% su 16 mila e passa votanti) lo porteranno nel tavolo principale delle liste per il Parlamento. Insieme al tridente che ha sbancato la provincia di Caserta (composto da Pina Picierno, Stefano Graziano e dal sindaco di Caserta Carlo Marino). E, ovviamente, ai due futuri litiganti che già si contendono lo scettro del «rais». Da un lato Piero De Luca, figlio del governator­e

 In Campania crescono Umberto Del Basso de Caro e il figlio di De Luca, Piero In Puglia Decaro e in Sicilia Faraone

Enzo, che a Salerno ha portato a casa l’88,8%; dall’altro Mario Casillo, capogruppo del Pd in regione Campania, che ha portato in dote al neo-segretario una consistent­e fetta dei voti presi a Napoli. Il tutto mentre, in provincia, il caos di Ercolano potrebbe arrestare il cursus honorum di Ciro Buonajuto, sindaco vicino a Maria Elena Boschi. Una sorte uguale e contraria a quella di un altro primo cittadino da sempre ascritto tra i «boschiani» ortodossi. Il barese Antonio Decaro che, nel capoluogo pugliese, riesce nell’impresa di tenere la mozione di Michele Emiliano al di sotto del 50%.

I governator­i autonomi

«Se passasse la riforma elettorale alla tedesca, a livello locale molti governator­i saranno presi dalla tentazione di farsi le proprie liste autonome», hanno spiegato negli ultimi giorni a Renzi. E dev’essere stata questa, forse, la «pensata» del governator­e lucano Marcello Pittella, fratello dell’eurodeputa­to Gianni, che ha usato le liste renziane in Basilicata come banco di prova per il disegno degli equilibri che verranno. Se ai fratelli Pittella è andata bene in Lucania, ai coniugi «Adamo ed Enza» (Nicola Adamo, storico esponente del PciPds-Ds-Pd calabrese e la moglie deputata Enza Bruno Bossio, che al penultimo congresso si erano divisi tra Bersani e Franceschi­ni ma all’ultimo hanno scelto insieme Renzi) è andata bene ma non benissimo in provincia di Cosenza, che è anche la terra del governator­e Oliverio. A Reggio Calabria, le liste dei pari grado renziani, guidati dal giovane sindaco Falcomatà, hanno fatto meglio di loro.

Caos in Sicilia

In Sicilia, invece, è il caos. Il 70% di Renzi a Palermo città premia il tandem formato da Davide Faraone e dall’assessore regionale Antonello Cracolici. Qualche soddisfazi­one se la sono tolta anche Emiliano, sostenuto da Giuseppe Lumia, e Orlando, che a Enna ha avuto quel 40% rimasto a Mirello Crisafulli, più volte bersaglio di Renzi. L’antipasto delle sfide che contano, anche per il prossimo Parlamento, è servito.

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