«Obamacare, la riforma è morta» La vittoria di Trump alla Camera
Trattative tese, repubblicani divisi. I deputati approvano la legge, ma ora tocca al Senato
Otto miliardi di dollari; 217 deputati. Sono i due numeri, finanziari e politici, che hanno consentito a Donald Trump di sbloccare la riforma sanitaria. Nel pomeriggio di ieri la Camera dei rappresentanti ha approvato la legge che sostituirà l’Obamacare, introdotta nel 2010. Hanno votato a favore 217 parlamentari contro 212. Ecco il tabellone finale. I deputati repubblicani sono 238: 20 di loro hanno detto «no» e uno si è astenuto. Chiaro il significato politico: nel partito conservatore rimangono ampie e insidiose zone di dissenso che torneranno in gioco quando il provvedimento passerà all’esame del Senato. La trattativa interna è stata sfibrante e talmente incerta che Trump ha seguito in diretta tv fino all’ultimo il dibattito a Capitol Hill, esultando alla fine: «L’Obamacare è stata una catastrofe, ora è morta».
La Casa Bianca è intervenuta aggiungendo altri 8 miliardi di dollari come sussidio per i cittadini con malattie pregresse o in corso: i più difficili da assicurare. Ma è possibile che Trump debba mettere in conto altri fondi per facilitare il via libera anche del Senato.
La «Trumpcare» cancella dal sistema la parola più detestata dai repubblicani: «obbligatoria». Si spezza il percorso giuridico-culturale cominciato da Barack Obama: la tutela della salute non è più un diritto universale, ma torna un’opzione gestita dai cittadini. Nessuno sarà più costretto a sottoscrivere una polizza, pena il pagamento di una penale. Cancellata anche l’incombenza per le aziende con più di 50 dipendenti, tenute a provvedere alla copertura sanitaria dei propri lavoratori, condividendone i costi almeno nella misura del 50%. Cambia anche lo schema di sussidi e di crediti di imposta governativi che fin qui hanno aiutato soprattutto le famiglie con figli al di sotto dei 26 anni. L’amministrazione concederà crediti di imposta ai singoli individui e solo in base all’età e al reddito.
In queste cifre c’è l’essenza ideologica della manovra repubblicana: liberalizzare il mercato delle polizze; sgravare le imprese da ogni adempimento; favorire i guadagni più alti o le giovani generazioni con buoni impieghi. I contraccolpi sono pesanti per altre fasce della popolazione: i lavoratori dipendenti, le famiglie numerose con redditi medio-bassi. Trump e i repubblicani sono convinti che la liberalizzazione porterà più concorrenza e quindi le quote dei premi assicurativi scenderanno. I democratici, invece, temono che le società perderanno molti clienti e pertanto aumenteranno le tariffe.