Corriere della Sera

Se il boss rivendica la par condicio tra mafia e antimafia

Dopo l’incontro in una scuola di Avola i familiari di Michele Crapula chiedono di poter parlare agli studenti

- Felice Cavallaro

Stavolta sono i figli di un boss mafioso a chiedere di fare la loro lezione di legalità a scuola. Un paradosso maturato ad Avola, a due passi dai palazzi barocchi di Noto, nella provincia «babba» di Siracusa dove si muovono con disinvoltu­ra i boss del clan Trigila e dove campeggere­bbe ancora la longa manus di Michele Crapula, condannato per associazio­ne mafiosa. Come ha ricordato, durante una conferenza all’istituto Majorana, un cronista minacciato di morte e costretto a vivere sotto scorta, Paolo Borrometi, direttore di un sito sgradito ai boss, «La Spia», pronto a raccontare ai ragazzi di stare in guardia da personaggi del calibro di Crapula, ma anche dai suoi figli «che ad Avola hanno un bar e un negozio di piante e fiori, gettonato per matrimoni e funerali».

Applausi a scena aperta a fine conferenza. Cinque minuti tutti in piedi, come ricorda il preside Fabio Navanteri, sorpreso pochi giorni dopo l’evento inserito nel ciclo «Semi di legalità» da una lettera dell’avvocato Antonino Campisi, il penalista dei Crapula, deciso a ottenere copia della registrazi­one e «un diritto di replica» per i figli del boss, Cristian e Desiré, da lui descritti come «due vittime innocenti dell’attacco di Borrometi, totalmente estranei alle accuse mosse al padre, mai una multa...».

Di qui una querelle sfociata in esposti alla magistratu­ra, ai procurator­i di Siracusa e Catania, al Csm. Con il cronista esterrefat­to perché ripete di avere riferito quanto è già di Il caso è approdato ieri in Parlamento con una interrogaz­ione dei senatori del M5S pubblico dominio: «Ho parlato di dichiarazi­oni verbalizza­te dai pentiti, carte giudiziari­e ostensibil­i». Fatto sta che la controvers­ia scattata dopo la conferenza del 25 marzo, con il preside deciso a resistere e l’avvocato tornato più volte alla carica «per potere parlare ai giovani», è approdata ieri in Parlamento con una interrogaz­ione di Michele Giarrusso e altri senatori del M5S per invocare l’intervento dei ministri dell’Interno Marco Minniti e dell’Istruzione Valeria Fedeli.

Immediata la presa di posizione di quest’ultima, pronta a compliment­arsi con la presidenza della scuola: «Al dirigente, a docenti e tecnici, a tutti gli studenti confermo vicinanza e pieno sostegno».

Resta in guardia Borrometi rivelando di essere stato nuovamente minacciato quella sera: «Con una mail firmata da un gregario. Perché da queste parti per loro prendersel­a con me è una medaglia».

Ricostruzi­one contraddet­ta con forza dall’avvocato Campisi che parla di «persecuzio­ne nei confronti di due ragazzi senza colpa alcuna», risoluto nell’invocare un’acrobatica par condicio con diritto alla replica.

L’interrogaz­ione I due figli del boss sono totalmente estranei alle accuse mosse al padre Il legale di Crapula

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