Corriere della Sera

Il Papa al cinema

Il produttore Iervolino: «Film su 4 ragazzi in cerca di Dio Francesco interpreta se stesso per spiegare ai bambini le parole rivoluzion­arie di Gesù»

- Valerio Cappelli

e Los Hogares de Cristo.

Un altro film è la storia di questo giovane produttore, partito da Cassino e arrivato a Los Angeles. Ha tra i clienti Disney, Amazon, Netflix. Variety l’ha inserito tra i «Wonderful people di Hollywood». «Ero timido, balbuzient­e, deriso dai compagni, soldi in famiglia pochi, nel cinema ho cominciato da adolescent­e chiedendo aiuto ai negozianti di Cassino e all’Abbazia di Cassino».

Sua madre, canadese, fu abbandonat­a dai genitori e adottata da una famiglia di migranti italiani che viveva laggiù: «Per paura che sarebbero ricomparsi i veri genitori sono tornati in Italia, nel paesino a sette chilometri da Cassino da cui provenivan­o. Mio nonno vendeva fiori sulla strada, morì giovane. Mamma mi ebbe che aveva 19 anni, papà non dico che fosse alcolizzat­o ma beveva tanto, ci picchiava, balbuzient­i sia io che mio fratello, quando si è genitori così giovani i figli sono costretti a crescere prima del tempo. Alle elementari la maestra pensava che fossi ritardato, conoscevo solo la violenza a casa, gli amici mi escludevan­o». Il primo affare, con la merendina: «Dicevo che il mio snack, preso al discount, era canadese. Lo rivendevo al doppio. Non avevo giocattoli, inventavo storie chiuso nel soppalco. E passavo interi pomeriggi a sognare. Facevo mille lavoretti, cercavo l’autonomia fin da piccolo».

Diede una mano a organizzar­e uno spettacolo a Bibione, si innamorò della scrittura. Decise di girare un film: Il cavaliere innamorato. Una storia in costume ambientata nel Medioevo. «Tutto amatoriale. Facevo l’attore, il regista, il produttore. Mi servivano soldi per i cavalli, le corazze, le location; all’Abbazia di Cassino c’era un evento di piazza e mi aiutarono. Feci recitare il barista e il postino. Andai dai negozianti: è la prima volta che si fa un film intero a Cassino, finanziate­mi. Non trovando nessuna sala (a Roma nessuno mi rispondeva), mi inventai proiezioni con dibattito nelle scuole. Cominciai a monetizzar­e».

A 19 anni il primo film profession­ale. Poi l’America, rompe le scatole, bussa, chiedete e vi sarà dato dice il Vangelo: riesce ad arrivare ad Al Pacino, Dustin Hoffman, Nicole Kidman, Alec Baldwin, Antonio Banderas, e ci lavora insieme. «Ho superato le loro iniziali perplessit­à, in Usa ti danno una possibilit­à, vedono quello che vuoi fare». Produce film con le star americane in Italia, con maestranze italiane, creando ricchezza in Italia. Considera Luciano Martino, il produttore morto nel 2013, un padre; ha due società, a Toronto e Los Angeles. Ora balbetta meno. Ha 29 anni: l’ultimo compleanno — il ragazzo vittima dei bulli che non ha compiuto 30 anni — l’ha passato con John Travolta.

Ho avuto un’infanzia difficile: papà beveva tanto, ci picchiava, io ero balbuzient­e e a scuola mi prendevano in giro Ho esordito a 19 anni, poi sono arrivato in America

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