Italiano, stagionato, insuperabile il Muro è l’anima della Juventus
Hanno tutti dai 30 anni in su e sanno mandare in bianco i fenomeni
Con gli angeli dalla faccia sporca, meglio di un’assicurazione sulla vita, neppure Cristiano Ronaldo fa paura. Se la Juventus ha ipotecato la finale di Champions League, la seconda negli ultimi tre anni, il merito è dei vecchiacci della difesa: dall’infinito Buffon, a un passo dai quaranta, sino all’intramontabile Barzagli, 36 da compiere lunedì, alla vigilia del ritorno con il Monaco, passando per Bonucci, 30 tondi, tondi e il gladiatore Chiellini, 33 ad agosto. Insieme, o a turno, hanno fatto impallidire gli attaccanti più forti d’Europa e dato un contributo sostanziale nella corsa bianconera alla coppa con le grandi orecchie. I numeri parlano chiaro. Se è stato Higuain a stendere il Monaco, sono i difensori italiani l’anima di questo gruppo che, sotto sotto, sogna di emulare l’Inter di Mourinho sino al triplete.
I numeri fanno impressione e danno la dimensione della forza di una squadra: 621 minuti a porta chiusa, 11 partite su 13 senza subire gol, le ultime 6 consecutive. Tutti hanno sbattuto sul Muro: Messi e il talentino Mbappè, il pistolero Suarez e la Tigre Falcao, senza dimenticare Neymar. I fantastici quattro sono l’arma in più sul campo e il punto di riferimento dentro lo spogliatoio. Anche in campionato la musica, più o meno, è la stessa: quella della Juve è la difesa più solida del torneo per distacco e anche la seconda più prolifica dopo l’Atalanta. Numeri da brividi che alimentano il dibattito: è la migliore di tutti i tempi? In attesa della risposta, che potrebbe arrivare da Cardiff dove il 3 giugno si giocherà la finale, è facile accostare il pacchetto juventino a quello, altrettanto insuperabile, dell’Inter di Mourinho nell’anno del triplete o ai giganti della Nazionale campione del mondo nel 2006 con il miglior Materazzi di sempre accanto a Cannavaro e all’acciaccato ma formidabile Nesta.
Ai campioni di oggi i paragoni poco importano. Loro in testa hanno una magnifica ossessione: vincere. E migliorare. Senza montarsi la testa. Anche dopo aver disinnescato una squadra che aveva segnato quasi 150 gol in stagione e almeno tre in ogni partita a eliminazione diretta, hanno qualcosa per cui non essere proprio del tutto soddisfatti. «In certi momenti abbiamo concesso troppo e per questo dobbiamo ringraziare Buffon», dice il toscanaccio Chiellini, il più esuberante del gruppo. Barzagli è d’accordo. Gigi, il capo banda e il punto di Soltanto 2 reti subite nell’intera Champions, nessuna nelle ultime sei partite riferimento, ogni volta sembra più giovane e reattivo. Le sue parate sono state decisive: d’istinto su Mbappè sullo 0-0 e con grande freddezza su Falcao prima del raddoppio di Higuain. Ma era stato così anche contro il Barcellona: ricordate la prontezza con cui ha chiuso lo specchio della porta a Iniesta dentro lo Stadium? «L’importante è essere pronti al momento giusto» e detta così sembra facile. E invece non lo è. Come trovarsi a un passo dalla finale con la squadra nel miglior momento di sempre: Higuain si è sbloccato, Marchisio è tornato, Dani Alves si è ricordato cosa è capace di fare. Il Muro guida e la Juve vola. Amici, prima che compagni. Nell’arena, dal Camp Nou, al Louis II, Bonucci e soci si esaltano. La lotta è il loro pane, la Champions la prossima missione. E non è detto che sia l’ultima.
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