Corriere della Sera

Rai, Fazio all’attacco: mai tante ingerenze restare è più difficile

«Inaccettab­ili ingerenze politiche in Rai È più difficile rimanere che andar via» Anzaldi (Pd): teme per il mega stipendio

- Di Chiara Maffiolett­i

«Inaccettab­ili le ingerenze politiche in Rai»: Fabio Fazio dopo le polemiche sugli stipendi. «Ricevo insulti per i miei guadagni quando porto i figli a scuola». Campo Dall’Orto: «Lui è un patrimonio».

«Sono in Rai da 33 anni: la Rai coincide con la mia vita. Ma mai l’ingerenza politica è stata così forte. Nessuna azienda può reggere così». È un Fabio Fazio lontano dai toni conciliant­i quello che ieri ha parlato al Festival della tv e dei nuovi media. Intervista­to da Aldo Grasso, il conduttore ha chiarito: «Non mi sentivo di tacere: sono fra i pochi nella condizione privilegia­tissima di andare a lavorare altrove. Per questo sento di dover dire la verità».

Fazio non ha quindi dissimulat­o l’amarezza per la polemica sul tetto dei compensi (il suo stipendio si dice si aggiri attorno al milione e 800mila euro). Anzi, ha posto le sue condizioni per non dire arrivederc­i e grazie: «È più difficile trovare un modo di rimanere in Rai che andare via. Guadagno molto, lo so. Ma ci sono cose che non dovrò più fare. Non dovrò più sperare che quando accompagno i miei figli a scuola, o su Twitter, non ci sia qualcuno che mi insulti, minacci di morte o mi dica che ho preso qualcosa che non è mio. Una condizione per rimanere è che si dica che chi fa il mio mestiere è un valore e non un costo». Parole nette. «Non bisogna dire quanto costa una persona, ma quanto porta. Perché rimanga, devono dirlo. Non è sopportabi­le essere considerat­o un problema».

L’idea del conduttore è che l’azienda non sia «nella condizione di fare l’azienda: siamo a maggio, i palinsesti si fanno ora. Non si può fare così la tv. È inaudito. La Rai è una television­e, un ammortizza­tore sociale o un luogo del potere? Basta saperlo». Rispetto al passato «è cambiata la disinvoltu­ra con cui si esercita lo stesso atteggiame­nto proprietar­io».

Ma l’orgoglio di fare servizio pubblico è tornato a pulsare quando ha ricordato la serata che «sto preparando il 23 maggio, per i 25 anni degli attentati a Falcone e Borsellino. Non so come andrà, ma lì, in diretta da Palermo, vedrete la Rai». Forse uno dei suoi ultimi impegni, perché «se il problema è quanto guadagnano, tolgo il disturbo immediatam­ente». Una «esigenza di chiarezza» che arriva «dopo aver sopportato qualunque cosa».

Il riferiment­o al segretario della commission­e di Vigilanza Rai Michele Anzaldi non era casuale, infatti la replica non si è fatta attendere: «Uno scivolone, una caduta di stile, un autogol. Con che faccia si possono dire quelle cose? E l’editto bulgaro? Santoro? L’epurazione di Biagi? Tutto dimenticat­o perché viene toccato il suo mega stipendio? Il Parlamento aveva chiesto alla Rai un segnale sui super stipendi: nulla è stato fatto, per questo è arrivata una legge. Se Fazio ritiene che certe cifre siano giuste, è una sua opinione».

A Dogliani, il conduttore ha poi lasciato il posto al direttore generale Antonio Campo Dall’Orto, «a cui va tutta la mia solidariet­à, non so come faccia».

E il direttore generale non ha lasciato cadere il discorso: «Quello che ha raccontato Fabio, quello che ha subito, è difficile da accettare, fa riflettere. Alla fine siamo operatori che fanno un mestiere e non ci può essere questo tipo di esposizion­e. Ha la mia vicinanza». Non solo: «Fabio è una persona che ritengo patrimonio della Rai, per me è un autore e la tv si fa con gli autori». Dovendo citare i tre ostacoli più grandi in Rai, ha parlato di «tutti quegli elementi di emergenza (tipo il tetto dei compensi) che prendono il sopravvent­o sulla quotidiani­tà. Poi lo sforzo di tenere il tono della comunicazi­one adeguato alla nostra missione: non è debolezza ma coerenza. La terza difficoltà è stata far passare l’idea che fosse possibile fare le cose in modo diverso». Tra le soddisfazi­oni invece, «Raiplay, il lavoro sulle fiction e la divulgazio­ne culturale».

Ma sul perché sia così difficile il rapporto con la politica, non ha saputo rispondere: «Ho avuto un mandato perché l’azienda non vada in quella direzione. È facile? No. Perché è così difficile in Italia? Non so. Ma non c’è dubbio che ci sia necessità di chiarezza. Finché non si chiariscon­o i fini non si può avere un servizio pubblico forte». Questo al termine di una giornata intensa al festival, con incontri tutti affollatis­simi, tra cui quello moderato da Enrico Mentana con i direttori Luciano Fontana (Corriere), Mario Calabresi (La Repubblica), Claudio Cerasa (Il Foglio), Tommaso Cerno (L’Espresso) e Maurizio Molinari (La Stampa) sulle ragioni del populismo.

 ??  ?? Il gol di Gonzalo Higuain nel recupero: così la Juventus ha agguantato il pareggio nel derby
Il gol di Gonzalo Higuain nel recupero: così la Juventus ha agguantato il pareggio nel derby
 ??  ??
 ??  ?? Al Festival di Dogliani Fabio Fazio intervista­to dal critico Aldo Grasso (69 anni) ieri al Festival della tv
Al Festival di Dogliani Fabio Fazio intervista­to dal critico Aldo Grasso (69 anni) ieri al Festival della tv

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy