Il Daspo urbano e la battaglia sulla sicurezza
Legittima difesa La sinistra non deve temere di rincorrere la destra, perché solo ripulendo le strade si potrà evitare la deriva da giustizieri
Sul tema della sicurezza il Pd e la sinistra intera saranno chiamati a misurarsi nei prossimi mesi. Con una sinistra che, tuttavia, non deve temere di rincorrere la destra.
S iccome il demonio sta nei dettagli, l’ormai famosa locuzione «di notte» nel testo sulla legittima difesa, prima aggiunta un po’ di soppiatto e poi ripudiata tra gli sfottò del web e degli avversari politici, ci dice molto. Molto sui travagli di una maggioranza di governo a guida democratica da qui alle prossime elezioni legislative. Molto sui mutamenti, da tempo in atto ma accelerati dalla nuova legittimazione delle primarie, nel partito a egemonia renziana. Molto sul tema dei temi con il quale la sinistra e, segnatamente, il Pd saranno chiamati a misurarsi durante una campagna elettorale che già si preannuncia selvaggia: la sicurezza.
Tutto infatti sarà opinabile nei prossimi mesi, dai dati del Pil all’impatto del Jobs act sino al senso di un’Europa madre o matrigna, tutto: fuorché la sensazione di insicurezza percepita. Sì, avvertita come una fitta nel cuore dalla gente comune: perché chi non si sente più tranquillo a uscire di casa e magari sussulta perfino tra le mura domestiche non indosserà certo come consolatorie armature le sbandierate statistiche sui reati predatori diminuiti dal 2015 al 2016 (una quantità di piccoli reati sfugge infatti a quelle statistiche oltre che alla sanzione giudiziaria, ed è forse quella che più spaventa).
Che la questione sia una ferita aperta nell’identità profonda di un pezzo di sinistra italiana ce lo ha ricordato ancora ieri un’intervista in cui il ministro Andrea Orlando (secondo classificato nelle primarie del Pd) ha accusato Renzi di inseguire la destra su questi temi. Ora, non si tratta di inseguire nessuno ma di mettere quei paletti di buonsenso che gran parte del riformismo europeo ha già piantato dal New Labour di Tony Blair in poi. Tra la pensionata sgomenta nell’attraversare una piazza e i tossici o gli ubriachi che quella piazza hanno trasformato in vespasiano, con chi dovrebbe stare la sinistra? Con chi, tra i condomini che restaurano la facciata di un palazzo e i teppisti che la sera dopo già la sfregiano con le loro tag? Con chi, tra la mamma (magari con passeggino) che parcheggia sulle strisce blu e il posteggiatore abusivo che la taglieggia? Davvero è di sinistra fingere di non vedere le (spesso finte) madri rom che sfruttano i bimbi per l’accattonaggio? Se la sinistra non riesce a distinguere tra i veri deboli e i delinquenti, che sinistra è mai?
Eppure quando un ministro degli Interni riformista (e di tradizione comunista) come Marco Minniti ha provato a ricordare che il decoro urbano non è un orpello ottocentesco ma un attualissimo concetto democratico s’è tirato addosso critiche feroci proprio da una parte della sua area di provenienza. Il Daspo urbano non sarà certo la palingenesi delle nostre metropoli piagate, ma è un tentativo di risposta, peraltro già molto adottata nelle nostre città da Nord a Sud, all’inerzia e al benaltrismo della vecchia sinistra secondo cui il problema non è mai lo spacciatore che ci terrorizza all’angolo ma il cartello di Medellín da sconfiggere in futuro, mai l’immigrato allo sbando tra le pieghe della nostra cattiva accoglienza ma l’equilibrio geopolitico dell’Africa subsahariana.
Forse è proprio la gran confusione di lingue e anime (ag- gravata da una certa ipocrisia) dentro la sinistra ad aver generato il pasticcio sulle norme di legittima difesa. Norme che in buona misura esistevano già nell’articolo 52 del codice penale riformato dal centrodestra nel 2006 e che, dunque, nella nuova versione, hanno più che altro un carattere declamatorio, sembrano lì per ribadire. Escludendo di accondiscendere alla vera (e malcelata) pulsione della destra estrema, ovvero che chi ammazza un intruso possa non essere neppure indagato, la parte migliore di quelle norme sembra economica: il risarcimento delle spese processuali per chi, vittima di aggressione, si è legittimamente difeso e l’impossibilità, per la famiglia dell’aggressore ucciso, di attaccarlo sul piano civilistico. Miglioramento ulteriore sarebbe la celerità di indagini e risarcimenti, persino con una corsia preferenziale.
Il fatto però che un passaggio risolvibile in tre righe si sia trasformato in ordalia politica testimonia la debole posizione della sinistra. Incapace di difendere «senza se e senza ma» il decreto Minniti, incapace di fermare la speculazione di certa destra sulla pur sacrosanta paura della gente, quando i due provvedimenti vanno chiaramente in direzione opposte: il primo promettendo al cittadino l’intervento difensivo dello Stato, il secondo affidando al cittadino l’autodifesa armata. Il bivio della politica responsabile sta dunque qui, adesso.
Solo ripulendo le strade si potrà sbarrare la strada ai giustizieri. Solo se liberato dalla paura quotidiana, il cuore degli italiani potrà riscoprire una parola altrimenti impronunciabile: solidarietà.