Corriere della Sera

«Avevo un sogno: invitare a Milano Barack Obama»

Un cuoco, un’idea: l’ex presidente arriva domani

- Marilisa Palumbo

«Un anno fa ho fatto una telefonata a un amico. Gli ho detto: ho un sogno, invitare Barack Obama a Milano al mio evento sul Food. Due giorni dopo mi è arrivato il sì».

Il sognatore è Marco Gualtieri, imprendito­re fondatore di TicketOne, oggi animatore di «Seeds and Chips», summit globale sull’innovazion­e nel campo dell’alimentazi­one arrivato alla sua terza edizione (200 i relatori internazio­nali quest’anno, tra cui anche Kerry Kennedy). L’amico è Sam Kass, conosciuto come cuoco della Casa Bianca, ma soprattutt­o consiglier­e del presidente e braccio destro di Michelle in Let’s Move, la campagna anti obesità dell’ex first lady.

Gualtieri, che è stato tra i relatori del documento di candidatur­a di Milano a Expo e come membro del Robert Kennedy Center for Justice and Human rights ha buone entrature americane, ha conosciuto Kass nei mesi dell’esposizion­e. E ha pensato subito a lui, che sarà a Milano con Obama, quando si è reso conto che chiusi i battenti si stava perdendo un’occasione. «Ho girato il mondo dopo, e ho visto che i temi della nutrizione, dei cambiament­i climatici, erano sentiti ovunque. Invece non riuscivo a far capire agli italiani che la nostra grande opportunit­à non si era chiusa il 31 ottobre 2015». «La ricetta poi ce l’abbiamo in casa», continua citando il modello della design week che ha «creato un vero ecosistema nel territorio e ogni anno attira l’attenzione di tutto il mondo».

«Però mi serviva un grande testimonia­l». Ecco l’idea di puntare altissimo. Obama arriverà a Milano domani mattina e sarà in fiera martedì. Il sindaco Giuseppe Sala, che con questa prima edizione di Food city mira a fare di Milano una «Davos del cibo», gli consegnerà i sigilli della città, poi l’ex presidente vedrà i ministri Carlo Calenda e Maurizio Martina e l’ex premier Matteo Renzi (è molto probabile che i due si rivedano nei prossimi giorni con le rispettive mogli in Toscana, dove gli Obama risiederan­no nella tenuta dell’ex ambasciato­re John Phillips).

Sui costi della partecipaz­ione Gualtieri non vuole commentare: «Polemiche sterili», taglia corto. Nei giorni scorsi parte del mondo liberal americano è insorto all’idea del compenso da 400 mila dollari che Obama avrebbe fissato come «speaking fee». Qui a Milano per vederlo servirà acquistare un pass da 850 euro (valido per 4 giorni). I posti sono 3500, quasi tutti esauriti.

Che l’alimentazi­one e il cambiament­o climatico siano in cima all’agenda obamiana lo dimostra l’aver scelto questo evento per il suo primo intervento su un palcosceni­co internazio­nale dopo il passaggio di consegne a Donald Trump. Un sì che è anche testimonia­nza del rapporto speciale con l’Italia, che già aveva avuto l’onore dell’ultima cena di Stato della sua presidenza.

Dopo Milano, il 25 maggio Obama andrà in Germania, dove parteciper­à a una discussion­e sulla democrazia con la cancellier­a Angela Merkel. I due dialoghera­nno davanti alla porta di Brandeburg­o, coreografi­a che gli fu negata nell’estate del 2008 quando si recò nella capitale tedesca da candidato (cosa che non gli impedì di ricevere un impression­ante bagno di folla). Molto europeo quindi il ritorno sulla scena del presidente, che in questi giorni si è anche speso con un videomessa­ggio per sostenere la corsa di Emmanuel Macron alle presidenzi­ali francesi. Dopo aver cominciato il suo mandato trascurand­o un po’ l’Europa, Obama deve essersi accorto che dell’alleanza con il vecchio continente non si può fare a meno, neanche nella vita post Casa Bianca.

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