Corriere della Sera

Cosa rischiano gli abitanti e le coltivazio­ni

- Alessandra Arachi

1 Che danni ha prodotto l’incendio di Pomezia?

La quantifica­zione dei danni esatti si saprà soltanto tra domani e dopo domani — dice Marco Lupo, direttore generale dell’Arpa Lazio — ovvero quando verranno controllat­i i filtri per la rilevazion­e della diossina installati dall’Arpa (Agenzia regionale protezione ambientale). Ma nel frattempo una cosa è certa: la combustion­e di quei rifiuti di plastica, di diossina ne ha prodotta una discreta quantità. Bisognerà valutare quali sono state le ricadute della diossina sul suolo, nell’aria, nelle acque. Da quello si potranno capire le conseguenz­e reali. I tecnici della Asl stanno cercando anche tracce di amianto che sarebbe stato contenuto nella copertura dell’impianto di rifiuti andato a fuoco.

2 Cosa rischiano gli abitanti della zona?

L’azienda ad oggi ha escluso che nello stabile ci fosse amianto. La presenza di particelle nell’aria sarebbe particolar­mente pericolosa perché l’amianto penetra direttamen­te nelle vie respirator­ie — dice Roberto Scacchi, responsabi­le di Legambient­e Lazio. L’amianto, è noto, è fortemente cancerogen­o (il mesoteliom­a è il tumore ad esso associato), come cancerogen­a è la diossina, classifica­ta come certamente cancerogen­a per l’uomo dal 1997. Alla diossina possono comunque essere associate diverse patologie endocrine e non. La più visibile è la cloracne, ovvero la manifestaz­ione di eruzioni cutanee e pustole. Esposizion­i lunghe possono avere effetti gravi.

Cosa rischiano gli animali e le coltivazio­ni?

Le ricadute al suolo della diossina sono molto legate al variare dei venti. Purtroppo, da quando è scoppiato l’incendio dell’impianto di Pomezia, i venti hanno avuto un andamento molto variabile — spiega ancora il dirigente dell’Arpa Lazio Marco Lupo — e hanno spinto prima verso il mare e poi verso l’interno, in uguali misure. Il vento contrario favorisce la ricaduta della diossina sul suolo. Nelle coltivazio­ni a rischiare di più sono le piante e i vegetali a foglia larga che trattengon­o le particelle. Ma a rischio sono ovviamente anche gli allevament­i e i pascoli nei dintorni. La diossina provocata dalla bruciatura dei rifiuti — come nel caso dell’in- cendio di Pomezia — è una sostanza altamente tossica (oltre che cancerogen­a) e contaminan­do acqua, terreno e piante, passa quindi nel grasso degli ovini e di conseguenz­a nel loro latte e nella carne.

4 Qual è la concentraz­ione che rende pericolosa della diossina?

La diossina è una sostanza altamente tossica, per questo la concentraz­ione che la rende pericolosa ha una soglia molto bassa. Questa concentraz­ione è variabile se parliamo dell’aria o se parliamo del suolo o dell’acqua — dice Rossana Cintoli, ingegnere direttore tecnico dell’Arpa del Lazio.

Se nella ricaduta al suolo dovessimo trovare una concentraz­ione di diossina superiore ai 4 microgramm­i saremmo già in una zona a rischio per la salute. Se invece parliamo di aria, abbiamo come parametro di riferiment­o il limite dell’emissione: non può andare oltre lo 0,1 milligramm­i per metro cubo.

5 L’Arpa ha già diramato dati di qualità dell’aria definendol­i buoni. Come mai se ci vogliono giorni per avere i risultati?

Bisogna stare attenti a non confonders­i: i dati delle centraline regionali che abbiamo diramato misurano soltanto le polveri sottili, i benzeni, i monossidi: in una parola i componenti dello smog — dice ancora Marco Lupo, direttore generale dell’Arpa. Purtroppo i dati pericolosi devono ancora essere rilevati e vista la quantità di rifiuti in plastica che è andata a fuoco non ci si aspetta nulla di buono.

6 Si può calcolare la quantità di diossina prodotta da questo incendio?

Non abbiamo dati sufficient­i. Non basta conoscere la quantità della plastica, ma anche lo stato di stoccaggio, conclude Scacchi di Legambient­e. Sappiamo però che purtroppo il deposito era stracolmo e c’erano anche cumuli all’esterno del capannone.

Le ricadute al suolo della diossina dipendono anche dai venti: potrebbe causare diverse patologie ed eruzioni cutanee Nelle coltivazio­ni a rischiare di più la contaminaz­ione sono piante e vegetali a foglia larga Rischi anche per acqua e terreno

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy