Cosa rischiano gli abitanti e le coltivazioni
1 Che danni ha prodotto l’incendio di Pomezia?
La quantificazione dei danni esatti si saprà soltanto tra domani e dopo domani — dice Marco Lupo, direttore generale dell’Arpa Lazio — ovvero quando verranno controllati i filtri per la rilevazione della diossina installati dall’Arpa (Agenzia regionale protezione ambientale). Ma nel frattempo una cosa è certa: la combustione di quei rifiuti di plastica, di diossina ne ha prodotta una discreta quantità. Bisognerà valutare quali sono state le ricadute della diossina sul suolo, nell’aria, nelle acque. Da quello si potranno capire le conseguenze reali. I tecnici della Asl stanno cercando anche tracce di amianto che sarebbe stato contenuto nella copertura dell’impianto di rifiuti andato a fuoco.
2 Cosa rischiano gli abitanti della zona?
L’azienda ad oggi ha escluso che nello stabile ci fosse amianto. La presenza di particelle nell’aria sarebbe particolarmente pericolosa perché l’amianto penetra direttamente nelle vie respiratorie — dice Roberto Scacchi, responsabile di Legambiente Lazio. L’amianto, è noto, è fortemente cancerogeno (il mesotelioma è il tumore ad esso associato), come cancerogena è la diossina, classificata come certamente cancerogena per l’uomo dal 1997. Alla diossina possono comunque essere associate diverse patologie endocrine e non. La più visibile è la cloracne, ovvero la manifestazione di eruzioni cutanee e pustole. Esposizioni lunghe possono avere effetti gravi.
Cosa rischiano gli animali e le coltivazioni?
Le ricadute al suolo della diossina sono molto legate al variare dei venti. Purtroppo, da quando è scoppiato l’incendio dell’impianto di Pomezia, i venti hanno avuto un andamento molto variabile — spiega ancora il dirigente dell’Arpa Lazio Marco Lupo — e hanno spinto prima verso il mare e poi verso l’interno, in uguali misure. Il vento contrario favorisce la ricaduta della diossina sul suolo. Nelle coltivazioni a rischiare di più sono le piante e i vegetali a foglia larga che trattengono le particelle. Ma a rischio sono ovviamente anche gli allevamenti e i pascoli nei dintorni. La diossina provocata dalla bruciatura dei rifiuti — come nel caso dell’in- cendio di Pomezia — è una sostanza altamente tossica (oltre che cancerogena) e contaminando acqua, terreno e piante, passa quindi nel grasso degli ovini e di conseguenza nel loro latte e nella carne.
4 Qual è la concentrazione che rende pericolosa della diossina?
La diossina è una sostanza altamente tossica, per questo la concentrazione che la rende pericolosa ha una soglia molto bassa. Questa concentrazione è variabile se parliamo dell’aria o se parliamo del suolo o dell’acqua — dice Rossana Cintoli, ingegnere direttore tecnico dell’Arpa del Lazio.
Se nella ricaduta al suolo dovessimo trovare una concentrazione di diossina superiore ai 4 microgrammi saremmo già in una zona a rischio per la salute. Se invece parliamo di aria, abbiamo come parametro di riferimento il limite dell’emissione: non può andare oltre lo 0,1 milligrammi per metro cubo.
5 L’Arpa ha già diramato dati di qualità dell’aria definendoli buoni. Come mai se ci vogliono giorni per avere i risultati?
Bisogna stare attenti a non confondersi: i dati delle centraline regionali che abbiamo diramato misurano soltanto le polveri sottili, i benzeni, i monossidi: in una parola i componenti dello smog — dice ancora Marco Lupo, direttore generale dell’Arpa. Purtroppo i dati pericolosi devono ancora essere rilevati e vista la quantità di rifiuti in plastica che è andata a fuoco non ci si aspetta nulla di buono.
6 Si può calcolare la quantità di diossina prodotta da questo incendio?
Non abbiamo dati sufficienti. Non basta conoscere la quantità della plastica, ma anche lo stato di stoccaggio, conclude Scacchi di Legambiente. Sappiamo però che purtroppo il deposito era stracolmo e c’erano anche cumuli all’esterno del capannone.
Le ricadute al suolo della diossina dipendono anche dai venti: potrebbe causare diverse patologie ed eruzioni cutanee Nelle coltivazioni a rischiare di più la contaminazione sono piante e vegetali a foglia larga Rischi anche per acqua e terreno