La nube nera si sposta a sud, polemiche per l’outlet aperto
Pomezia, ancora da spegnere tre focolai: scontro sui mancati controlli. Malori nel centro commerciale
La nube nera è diventata grigia, solo tre focolai del grande incendio di venerdì alla Eco X di Pomezia restano ancora da spegnere, ma la nuvola ora si è abbassata e il vento l’ha spinta verso la zona sud della Capitale. Per precauzione, ieri e oggi, il Quirinale ha sospeso le visite del pubblico alla tenuta presidenziale di Castelporziano. La sindaca, Virginia Raggi, ha convocato il Coc, il Centro Operativo Comunale, per analizzare i dati che provengono via via dall’Arpa ma, purtroppo, quelli dei campionatori installati a Pomezia per misurare amianto, diossine e IPA (idrocarburi policiclici aromatici) saranno disponibili solo «nei prossimi giorni».
E mentre a Pomezia è già partito il lavaggio delle strade «per arginare le polveri depositate a terra», dal Campidoglio è stata avanzata la richiesta di una centralina mobile in zona Spinaceto, perché ieri l’allarme maggiore si è verificato nel vicino outlet di Castel Romano, dove due commesse sono finite al pronto soccorso dopo aver respirato l’aria cattiva e almeno 50 telefonate sono arrivate alla Protezione civile per segnalare mal di testa e nausea tra i dipendenti.
Forti polemiche hanno accompagnato l’apertura del centro commerciale, slittata dalle 10 alle 12 per decisione della stessa direzione, preoccupata dall’odore di plastica bruciata presente nell’aria. Sui social è montata l’indignazione: Francesco Iacovone, sindacalista dell’Usb Lavoro Privato, su Facebook ha postato le foto di alcune commesse con le mascherine sul viso e la Cgil ha proclamato «uno sciopero a oltranza fino a quando non saranno ripristinate le condizioni di sicurezza». L’azienda, però, si difende sostenendo di non aver ricevuto alcuna segnalazione di pericolosità finora dagli organi competenti. Ma è polemica anche tra i soggetti che sarebbero dovuti intervenire per evitare l’incendio alla Eco X, dopo l’esposto presentato a novembre dai residenti. E cioè: i vigili urbani di Pomezia, i carabinieri del Noe e la Asl Rm6, che continuano a rimpallarsi le responsabilità. Ieri, però, è emerso con chiarezza che nessuno dei tre organismi ha mai compiuto in 6 mesi un sopralluogo nello stabilimento distrutto dal rogo. L’amministratore unico di Eco X, Antonio Buongiovanni, ci tiene infine a precisare: «Escludo che nel nostro stabilimento ci fossero rifiuti pericolosi ed è falso che ci fosse amianto sul tetto, visto che era di cemento».