Al quarto rinvio il giudice assegna a Maroni il legale d’ufficio
Avvocato d’ufficio per il presidente della Regione Lombardia. Nella bolgia dei processi per «direttissima» capita di solito quando lo Stato lo nomina agli imputati che non hanno soldi per ingaggiarne uno di fiducia; ieri, invece, al leghista Roberto Maroni — imputato nel processo per un reato (induzione indebita) che in caso di condanna già di primo grado lo farebbe decadere in forza della legge Severino — il Tribunale lo nomina per uscire da un incaglio. E cioé perché, avendo Maroni legittimamente scelto sinora di non nominare un proprio co-difensore accanto al difensore Domenico Aiello, e continuando da due mesi Aiello a prospettare «legittimi impedimenti» nelle ultime 4 udienze consecutive per mal di gola (16 marzo) e mal di schiena (20 aprile, 27 aprile, e ieri per 15 giorni), il processo, giunto agli ultimi due testi d’accusa e alla fase nella quale Maroni deve scegliere se farsi interrogare, era in paralisi perfetta. Così ieri i giudici non riconoscono più il «legittimo impedimento»: non perché non sia vero che Aiello soffra di mal di schiena (come conferma la visita fiscale), ma perché alla quarta volta da due mesi non era più un malanno «imprevedibile» (caratteristica dell’impedimento per poter essere addotto come legittimo), e quindi «sarebbe stato onere» di Aiello, per il «principio di leale collaborazione tra le parti», farsi sostituire da un collega di studio. A Maroni i giudici presieduti da Teresa Guadagnino nominano quindi un avvocato d’ufficio, estratto a sorte dall’apposito call center dell’Ordine degli avvocati. Esce il legale Lapo Becattini, il quale ovviamente chiede e ottiene termini a difesa, nulla sapendo del processo. Il Tribunale rinvia all’udienza da tempo concordata, 18 maggio. Se per allora tornerà Aiello, bene. Se Aiello impossibilitato indicherà un sostituto, o se Maroni aggiungerà un codifensore, altrettanto bene. Altrimenti, a difendere Maroni sarà l’avvocato d’ufficio (collega di uno dei legali che aiutarono Berlusconi a scontare la condanna ai servizi sociali). In mattinata il pm Eugenio Fusco si era chiesto in aula «cui prodest questa serie di rinvii? Di questa strumentalizzazione non se ne avvale il difensore, se non indirettamente». In serata repli-ca Aiello: «Chiedevo rispetto dei ruoli e ripristino della serenità, ho ottenuto ben altro, ma del resto dovevo aspettarmelo, difendendo un sanguinario stragista terrorista ergastolano evaso...». Il suo avvocato è malato e lui non ha nominato un co-difensore