Corriere della Sera

Prende la moglie a martellate

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Prima sperona l’auto della ex moglie, poi tenta di colpire la donna con un martello. È accaduto ieri mattina a Porto Cesareo (Lecce) dove un uomo di 43 anni del posto, Cosimo Damiano Rizzello, è stato arrestato con le accuse di lesioni personali, danneggiam­ento e atti persecutor­i. Bloccato dai carabinier­i, l’uomo ha riferito che era sua intenzione uccidere l’ex consorte e poi costituirs­i. L’esigenza di dare risposte alle richieste di aiuto, senza aspettare l’ennesima tragedia

la minaccia in continuazi­one di morte. Elena è titolare di un bar nel quartiere di Madonna di Campagna a Torino che gestisce col figlio maggiore. In marzo, l’amorevole marito e padre, ha picchiato la moglie e sparato sul figlio che tentava di allontanar­lo. Per fortuna la pistola si è inceppata. L’uomo è stato arrestato ma dopo due giorni era libero. E nonostante la proibizion­e assoluta di avvicinars­i alla casa della moglie, l’ha fatto e ha ripreso a minacciarl­a. Per Elena Farina e il figlio si tratta di «una morte annunciata». Nel caso di un collaborat­ore di giustizia o di un politico, verrebbe loro assegnata una scorta. Nel caso di una donna disarmata che lavora, no. Se duecento uomini all’anno morissero per mano delle proprie mogli, scoppiereb­be il finimondo. Si parlerebbe di massacro, di istinti diabolici, di una femminilit­à perversa, di guerra di genere, ecc. Essendo donne che muoiono strangolat­e, accoltella­te, sparate, fatte a pezzi, bruciate, buttate nei cassonetti o dalla finestra dai loro mariti, si risponde con un’alzata di spalle, quasi facesse parte del destino femminile. Aspettando di cambiare la cultura (ci vorrà tempo), occorrono leggi più severe per questi uomini arcaici e possessivi e sentenze esemplari.

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