Amal: «Siamo partiti in 500, siamo arrivati in 50»
Mi chiamo Amal e ho solo 14 anni. Mamma si è messa a piangere quando le ho detto della mia partenza. Nel barcone in cui mi trovo, ci sono molti più piccoli di me e persino mamme che aspettano un bambino. Il mare è solo leggermente increspato, eppure ho l’impressione ogni volta che la barca si ribalti per il peso. Non abbiamo un granché a bordo. Si sta facendo notte, molti piangono, altri sono in silenzio. Chissà a cosa pensano. Passa la prima notte e il primo giorno. Si concludono alla fine 3 interminabili giorni; sono stanco ma devo stare assolutamente sveglio: dovremmo essere ormai vicini alla costa, forse mezz’ora di nave. Comincio a scorgere la riva sommersa dalla notte. Il piccolo battello improvvisamente comincia a puzzare di nafta; da dove viene quell’orribile odore? Vediamo dei pescherecci, e per farci notare appicchiamo il fuoco con qualche coperta. Si alza il vento e repentinamente il fuoco divampa. Comincia a diffondersi la paura e ingenuamente ci accalchiamo tutti su un fronte: la piccola nave si capovolge. Alcuni si sono incastrati, altri urlano disperatamente, invano. Noi pochi che sappiamo nuotare, veniamo alla fine avvistati dalla Guardia costiera che interviene a metterci in salvo. La nave si è ribaltata, portando con sé gran parte dei nostri fratelli, alcuni coetanei miei, e i loro parenti. Siamo partiti in 500 e siamo arrivati in 50 in quel viaggio alla ricerca della speranza.
Edoardo C Ogni sabato pubblichiamo il ricordo di una persona che ci ha lasciato