Corriere della Sera

Inter la partita della paura e la tentazione Gabigol

Pioli: «Inutile parlare di futuro, pensiamo a vincere con il Genoa»

- Guido De Carolis Classifica Serie B 40ª giornata Carlos Passerini

Stavolta stanno peggio gli altri e non è poi una gran consolazio­ne per l’Inter, senza vittorie da quasi due mesi. Castigato da una settimana di ritiro punitivo e con i nervi a pezzi, il Genoa ha paura di cadere a piombo nel gorgo della zona retrocessi­one, i nerazzurri di uscire dalla lotta per l’Europa League. Quella del Ferraris diventa così la partita degli spettri e dei sospetti, con la disperazio­ne come unica arma per salvare una stagione malandata. Per la terza volta negli ultimi cinque anni l’Inter rischia di non entrare in Europa e così ha preso a ragionare sul futuro. Al tecnico Pioli però l’impostazio­ne non piace granché, «è inutile stare a pensare a quello che poteva essere e non è stato o a quello che sarà: c’è solo una cosa da fare, vincere le partite che mancano». Per andare in Europa League potrebbe non bastare e, sia come sia, difficilme­nte servirà al tecnico per tenersi la panchina.

Il tema del nuovo allenatore è d’attualità in casa nerazzurra da oltre tre mesi. La Fiorentina è la sicura via d’uscita di Pioli, lui nel frattempo va ripetendo che dalla società Inter ha sempre avuto sostegno, «il mio futuro poi sarà quel che sarà, con la dirigenza devo incontrarm­i e poi valuteremo se a loro è piaciuto il mio lavoro o no». Nell’attesa il club bussa alle porte di mezza Europa, alla frenetica ricerca dell’undicesimo Mistero Gabigol, 20 anni, non è mai stato titolare (LaPresse) allenatore-taumaturgo del dopo-Mourinho. La speranza (o sogno?) è convincere Antonio Conte, vicino ormai al titolo in Premier League, o Diego Simeone per ora inchiodato all’Atletico Madrid. Non ci sono però solo loro due. La riedizione estiva del casting è aperta a tutti i tecnici di buona volontà e non fa poi troppe differenze: liberi o impegnati l’importante è provare, qualcosa ne uscirà. Nell’attesa si è gettata via un’altra stagione, guastata prima da De Boer e poi dalle voci che hanno delegittim­ato Pioli e fornito un alibi Nerazzurri costretti a vincere per restare in corsa per l’Europa, ma lo squadra si è spenta

allo spogliatoi­o. In fondo il terzino D’Ambrosio ha ben fotografat­o la fragilità mentale della squadra: «Dopo il pari con il Torino abbiamo capito che ci era sfuggita la Champions League. A quel punto siamo crollati. Se Pioli merita la riconferma? Sarebbe giusto il silenzio da qua alla fine».

Sarebbe giusto vincere e, come ha detto Pioli, «non tanto per l’Europa League, piuttosto perché portiamo una maglia gloriosa che lo impone». Quella maglia che in campionato Gabigol non ha mai indossato da titolare. La tentazione di farlo partire dall’inizio con il Genoa è forte. Non è bastata una stagione per capire il valore del brasiliano, pagato 30 milioni e adottato dalla tifoseria. È rimasto nascosto, come l’Inter, sconfitta già 12 volte in campionato. Chi dice che manca poco a colmare il gap con le prime tre in classifica mente. Spudoratam­ente. A Cagliari Muntari si lamenta con l’arbitro Minelli per i cori razzisti (Ansa)

Chi gli sta vicino assicura che l’amarezza c’era e c’è ancora, perché l’annullamen­to della giornata di squalifica da parte della Corte sportiva d’appello non è bastata a cancellare la rabbia per gli insulti di Cagliari e per tutto ciò che è avvenuto dopo. Dal ritiro del Pescara, dove Muntari ieri ha preparato insieme ai compagni la partita di oggi col Crotone, raccontano che «Sulley è ancora scosso», «non aveva più voglia di parlare», infatti aveva chiesto e ottenuto un paio di giorni di permesso per tornarsene a casa a Milano prima che nella serata di venerdì arrivasse la conferma della cancellazi­one del turno di stop, l’unica buona notizia di tutta questa assurda vicenda.

«Mi sono sentito isolato, trattato come criminale — ha riferito il calciatore ghanese in una breve intervista rilasciata al sito di Fifpro, la Federazion­e mondiale dei sindacati dei calciatori della quale fa parte l’italiana Aic —. Come potevo essere punito quando ero io la vittima di un atto razzista?». Dopo i cori, il centrocamp­ista aveva chiesto all’incerto arbitro Minelli di interrompe­re la partita e, non ricevendo risposta, aveva lasciato il campo per protesta prendendo prima un giallo e poi il rosso: un’immagine che ha fatto il giro del pianeta con tanto di intervento dell’Onu che ha elogiato l’atteggiame­nto del giocatore.

Pioli 1 Inutile ora stare a parlare del mio futuro, con la dirigenza ci vedremo e valuteremo se è piaciuto o no il mio lavoro

«È come se qualcuno finalmente mi avesse ascoltato — le parole di Muntari, arrivato a Pescara a gennaio dopo un’esperienza in Arabia Saudita all’Al-Ittihad —. Ma questa è una vittoria importante, è un messaggio: non c’è posto per il razzismo nel calcio, o nella società. Spero che questo possa essere un punto di svolta in Italia, per mostrare al mondo cosa significhi davvero combattere per i propri diritti». «Una decisione di buon senso»

Pioli 2 Se abbiamo mollato dopo il pari di Torino abbiamo sbagliato Bisogna vincere e onorare la maglia che indossiamo

La sportività di Nicola, tecnico del Crotone: «Siamo felici che giochi contro di noi»

ha commentato il suo allenatore Zdenek Zeman, mentre Damiano Tommasi, presidente dell’Assocalcia­tori che ha formalizza­to il ricorso di concerto con Muntari, ha espresso «grande soddisfazi­one».

Significat­iva la consideraz­ione di Davide Nicola, allenatore del Crotone: «Non entro nel merito della questione giuridica perché non ne conosco i dettagli, ma umanamente sono davvero felice che quel ragazzo scenderà in campo contro di noi». Chapeau.

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