Corriere della Sera

Greipel, muscoli e furore prende tappa e rosa e le dedica alla mamma

Giro: sprint al tedesco, applausi all’eritreo Teklehaima­not

- Alessandro Pasini g. pic.

compensiam­o». La morale è che Dani sarà un protagonis­ta della gara di oggi e che questo, ovviamente, è un problema in più per Valentino (foto) chiamato a difendere il primato nel Mondiale. Pedrosa comanda la delegazion­e Honda che occupa la prima fila: con lui ci sono Marquez, a conti fatti il favorito, e Crutchlow. Rossi invece, dopo una seconda fila mista col compagno Viñales, il suzukista Iannone e lo yamahista satellite Zarco, è solo 7°, in terza fila con Lorenzo (molto vivo con la Ducati) e Folger. La notizia DALLA NOSTRA INVIATA

André Greipel, da Rostock con furore, è uno di quei corridori dal polpaccio forte e dalle idee chiare. L’obiettivo del Giro quest’anno è arrivare a Milano?, gli chiediamo al cospetto della maglia rosa tirata allo spasimo sulle spalle da culturista, tutt’altra prospettiv­a lombrosian­a rispetto al torace da passerotto di Lukas Postlberge­r, il carpentier­e austriaco eroe per un giorno. André serra la mascella come per spaccare a denti nudi una noce: «L’obiettivo del Giro quest’anno era vincere una tappa». brutta è che oggi il Dottore dovrà remare subito controcorr­ente; quella buona è che, se sul giro secco ha balbettato, il passo gara non è niente male: partendo con perizia, potrà puntare con buone chance al solito obiettivo minimo, cioè il podio. Decisive però, manco a dirlo, saranno le solite gomme: «La Honda mi preoccupa — ammette —. A Jerez storicamen­te soffrivano, invece quest’anno dimostrano di sfruttare meglio le gomme dure». Discorso troppo tecnico? Forse. Ma anche politico, dunque fondamenta­le, Missione compiuta, allora, con la ruota davanti a tagliare affilata il vento contrario di Tortolì, nella terra dei centenari (l’Ogliastra) che ospita il Giro cento, mentre Caleb Ewan perde il pedale nella volata (tre italiani nei primi dieci ma ancora manca il guizzo per salire sul podio), Nibali sta al riparo dopo aver messo alla frusta la squadra in discesa (prima azione del Nibalino versione mediorient­ale) e Quintana, bueno, tace. Greipel, che dedica la settima vittoria di tappa nella corsa rosa alla mamma, ha i giorni contati: la sua data di scadenza sono le montagne, perché «ormai le gomme la fanno da padrone e rimescolan­o le carte: nelle prime due gare le Michelin erano più adatte alla Yamaha; a Austin e qui alla Honda». Effetto casuale o regia studiata? Valentino glissa, spiegando che oggi virerà probabilme­nte sulle gomme medie. Basteranno per tenere la rotta nella calura andalusa? «Vedremo. Io spero in una bella gara…». Diplomatic­o. Per rischiare c’è sempre tempo. forse già il Blockhaus senza aspettare le Dolomiti, l’anno scorso salutò la compagnia a Bibione con la maglia rossa addosso — da quest’anno tornata ciclamino —, lasciandoc­i mogi mogi a fissare l’Adriatico in cerca di risposte. Perché al Tour de France, invece, si spolmona per arrivare fino al traguardo di Parigi?

Ma la festa mobile del Giro è per tutti e ciascuno sceglie la musica che preferisce. Daniel Teklehaima­not Girmazion, 28enne di Debarwa, Eritrea, indossa la maglia azzurra dei Gran premi della montagna con gli occhi che brillano. L’ha sfilata a Cesare Benedetti della Bora Hansgrohe con cui venerdì tra Alghero e Olbia aveva stretto il patto dei carneadi: andarsene in fuga ruota contro ruota per 201 km (su 205 totali), che per un corridore di secondo piano significa rimanere inquadrato dalla tv durante

TORTOLÌ 20 m km 8,3 Sprinter André Greipel trionfa sul traguardo di Tortolì. È la sua settima vittoria di tappa al Giro d’Italia (LaPresse)

CAGLIARI 4m cinque ore abbondanti di tappa, per la gioia del direttore sportivo e degli sponsor. Anche ieri Daniel ha movimentat­o la corsa regalandos­i l’ennesima delle sue personalis­sime prime volte: primo eritreo a partecipar­e all’Olimpiade (Londra 2012) in uno sport che non sia l’atletica, primo africano a indossare la maglia a pois di leader della classifica scalatori al Tour 2015, quando il team sudafrican­o Dimension Data si chiamava Mtn-Qhubeka e non aveva ancora ingaggiato Mark Cavendish, il nome di cartello. «Gli eritrei saranno i prossimi colombiani» è la profezia di una leggenda, Bernard Hinault. Sarà. Intanto Teklehaima­not in Francia ha portato in giro i pois per cinque giorni («L’orgoglio più grande»), qui al Giro di certo sventolerà l’azzurro sui tornanti dell’Etna (oggi non ci sono Gran premi della montagna), quando dalla bocca del vulcano e di questa corsa uscirà qualcuno in grado di strappargl­iela per indossarla forse con fierezza, ma di certo non con lo stesso luccichio da bambino negli occhi.

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