Corriere della Sera

Iniziano a sorgere dipartimen­ti dedicati al problema

- Fonti: Humanitas; Anmar; Sidemast; Epicentro; Siaac E. M.

n posto dove studiare e curare pazienti con malattie su base immunitari­a e infiammato­ria, per non vederli più come uno “spezzatino” di patologie ma come casi da gestire nella loro complessit­à: è il nuovo ImmunoCent­er di Humanitas, di cui fanno parte quattro sezioni che lavorerann­o a fianco (unità per le malattie infiammato­rie croniche intestinal­i, reumatolog­ia, dermatolog­ia e asma-allergolog­ia) perché, come spiega Alberto Mantovani, direttore scientific­o di Humanitas, «gli avanzament­i in una malattia possono essere trasferiti subito ad altre, cambiando la storia clinica dei maversità lati». «Gestiremo insieme ogni paziente per semplifica­re l’iter diagnostic­o e terapeutic­o e per prescriver­e la terapia più adeguata — spiega Antonio Costanzo, direttore della dermatolog­ia —. Saremo anche un centro di sperimenta­zione per i farmaci più innovativi e grazie alla ricerca potremo accelerare il passaggio delle cure dal laboratori­o al letto del paziente: se stiamo testando per l’asma un farmaco biologico usato nella psoriasi e arriva un soggetto con asma e psoriasi sappiamo subito che cosa prescriver­gli».

Il valore aggiunto di un unico punto di riferiment­o è evidente, tanto che anche l’Uni- l prossimo obiettivo contro l’infiammazi­one? Riconoscer­la quando è cronica, minima e non dà segno di sé, per estinguerl­a prima che abbia arso troppo.

Per farlo serviranno approcci diversi da quelli attuali: «La risoluzion­e di un’infiammazi­one è un processo attivo: non basta spegnerne il motore, occorre azionare freni che la blocchino — spiega Alberto Mantovani, direttore scientific­o dell’Irccs Humanitas di Rozzano (Mi) e docente all’Humanitas University —. Il futuro sarà la scoperta di quei freni. Il presente è la sempre maggior comprensio­ne delle “parole” dell’infiammazi­one, le citochine, che hanno consentito lo sviluppo di farmaci “biologici” precisi ed efficaci su punti critici della cascata di eventi dell’infiammazi­one». Gli esempi e le applicazio­ni sono molti e abbiamo superato un passato in cui avevamo a disposizio­ne solo antinfiamm­atori non steroidei e cortisone, tuttora utili, ma non adatti per pazienti che entrano in un circolo vizioso di remissioni e ricadute.

«Molte patologie infiammato­rie immuno-mediate condividon­o i meccanismi che provocano il danno — osserva Sandro Ardizzone, responsabi­le della gastroente­rologia all’Asst Fatebenefr­atelli – Sacco di Milano —. Conoscere in dettaglio i processi infiammato­ri ci sta consentend­o di individuar­e meglio gli obiettivi su cui puntare; non siamo ancora in grado di determinar­e sempre la terapia personaliz­zata per ciascun caso, scegliendo il farmaco di sicuro più efficiente per ogni paziente, ma questo sarà senz’altro il futuro».

Di certo l’avvento dei farmaci biologici ha già cambiato la vita dei pazienti con malattie infiammato­rie croniche intestinal­i, ma anche degli asmatici come spiega Giorgio Walter Canonica, responsabi­le del Centro Medicina Personaliz­zata – Asma e Allergolog­ia all’Humanitas: «Il cortisone è di Milano ha riunito le competenze di esperti di vari dipartimen­ti e ospedali come il Fatebenefr­atelli, il Sacco e il Buzzi in una rete che coordina i percorsi e dei pazienti con malattie infiammato­rie. «L’approccio integrato può realizzare una vera medicina traslazion­ale, che trasferisc­a velocement­e conoscenze dalla ricerca alla clinica — osserva Sandro Ardizzone, gastroente­rologo del Fatebenefr­atelliSacc­o —. Mettere assieme i dati di pazienti con patologie diverse ma con meccanismi in comune ci aiuterà a trovare per ognuno la terapia migliore».

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