Corriere della Sera

Sulle nuove terapie dell’epatite l’Italia ha dato l’esempio

Prezzi dei farmaci più bassi di tutta Europa e già 73 mila malati trattati. Ora la sfida è sugli altri

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DALLA NOSTRA INVIATA

lmeno nella lotta all’epatite C, l’Italia ha dato il meglio di sé.

Siamo partiti un po’ in ritardo nel curare i malati con infezioni croniche del fegato da virus C, abbiamo scelto di farlo prima con i più gravi, coloro che, per esempio, presentava­no già una cirrosi, lo abbiamo fatto gratuitame­nte con il Sistema Sanitario Nazionale anche grazie al fatto che l’Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco, ha ottenuto dalle aziende produttric­i i prezzi più bassi in Europa per gli antivirali (oggi da noi un ciclo di trattament­o costa meno di 10 mila euro). Così, dal 2015 a oggi, oltre 73 mila pazienti hanno avuto accesso alle cure, e in circa il 95 per cento dei casi sono guariti. «Nessun Paese europeo è riuscito a fare meglio — ha commentato Antonio Craxì, professore di Gastroente­rologia all’Università di Palermo, ad Amsterdam, in occasione dell’Easl, il congresso europeo sulle malattie del fegato — Non solo: le Regioni hanno istituito sistemi di controllo che ci permettono partirà da lì.

«L’Aifa — aggiunge Giovanni Battista Gaeta, infettivol­ogo all’Università di Napoli — prevede di trattare 80 mila pazienti all’anno per tre anni».

Poi c’è il “sommerso”: persone, cioè, che sono infette, ma non sanno di esserlo. Come trovarle? Con uno screening sulla popolazion­e?

«Il costo del test sarebbe basso, poche decine di euro — commenta Craxì — ma l’organizzaz­ione è costosa. Meglio offrire gratuitame­nte l’esame a chi lo chiede».

Per affrontare il nuovo, e più ampio, spettro di pazienti da trattare i medici possono oggi contare, oltre che su terapie già rodate anche nella “vita reale”, su due nuove combinazio­ni, appena ammesse al rimborso: Per saperne di più Sulle malattie infettive http://www.corriere.it/salute/ malattie_infettive/

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