Crisi del talk, un alibi che non regge: gli ascolti sono frammentati
Il servizio pubblico alza bandiera bianca sul genere che forse più dovrebbe caratterizzarlo: l’approfondimento politico. Sono lontani i tempi in cui «Porta a Porta» era considerata la terza Camera dello Stato e «Ballarò» primeggiava negli ascolti del prime time tenendo incollati al teleschermo più di sei milioni di spettatori (nel 2011). Ora «#cartabianca», sulla stessa Rai3 il martedì sera, deve accontentarsi di un decimo del pubblico: 672.000 spettatori medi per la puntata del 2 maggio, con una share che s’attesta sotto il 3%. Quanto a «Porta a Porta», l’inossidabile Bruno Vespa si ferma a un discreto 12,7% di share.
Come si è già scritto tempo fa, la cosiddetta «crisi del talk» è un alibi che non regge: gli ascolti si sono semplicemente frammentati, l’offerta è cresciuta e la Rai si è fatta scippare il primato.
Solo qualche anno fa Mediaset faceva fatica a muoversi sul terreno: oggi anche solo «Quinta Colonna», con Paolo Del Debbio, il lunedì sera, supera «#cartabianca» con una media di quasi un milione di spettatori e il 4,7% di share. Il triste caso del martedì sera di Rai3 è esemplificativo della capacità di dilapidare un patrimonio: certo, Giovanni Floris s’è portato con sé, su La7, una parte del suo affezionato pubblico. Ma «Ballarò» in versione Massimo Giannini raccoglieva ancora una media di 1.266.000 spettatori medi nel 2015/16, per una share del 5,6%. Da allora un percorso in discesa: lo sfortunato esperimento di «Politics» ha portato la media di rete al 3,6% di share, la transizione di «Agorà Duemiladiciassette» non andava oltre il 3,8% di share.
E siamo a «#cartabianca»: il programma della Berlinguer funziona nella fascia preserale (8,2% di share), ma non supera il 4% in prime time, con una curva tutta in discesa, e un pubblico di ultra65enni. Il talk non è morto, ma in casa Rai non se la passa bene. (a.g.) In collaborazione con Massimo Scaglioni,
elaborazione Geca Italia su dati Auditel