Corriere della Sera

Pomezia, 3 giorni dopo: la nube è tossica?

Per alcune fonti «è nerofumo », l’Asl evoca l’amianto. Resta fitto il mistero sull’incendio

- di Sergio Rizzo Arachi, Caccia

Dopo tre giorni dall’incendio di Pomezia che ha invaso di miasmi di sicuro non salutari parte del Lazio, spandendo fetori fino al mar Tirreno, una domanda viene spontanea. Possibile che ci vogliano giorni per accertare che cosa c’è in quella nube che ancora aleggia su campi e città? Diossina e amianto, com’è probabile, oppure solo nerofumo?

Nei tre giorni del rogo di quell’impianto passato di mano diverse volte negli ultimi anni e autorizzat­o dalla Regione Lazio a gestire, testuale nella delibera, «rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi» ne abbiamo ascoltate di tutti i colori. Il sindaco grillino di Pomezia Fabio Fucci ha disposto l’evacuazion­e delle abitazioni limitrofe e la chiusura delle scuole, ma subito sottolinea­ndo un eccessivo clamore mediatico. E mentre c’era chi rassicurav­a la popolazion­e sulla qualità dell’aria (Virginia Raggi, sindaca grillina della capitale lambita dalla nube infernale), si moltiplica­vano voci sulla presenza di sostanze tossiche nella colonna di fumo spesso e nero con previsioni di ricadute micidiali su frutta, verdura, latte e falde acquifere. Senza che arrivasse uno straccio di versione ufficiale da parte delle autorità preposte alle necessarie verifiche. Se si eccettuano, ovviamente, le scarne comunicazi­oni dell’Agenzia regionale per la protezione ambientale, rigorosame­nte sul totem del momento: Facebook. Si potrebbe ricordare che le cose non andarono poi tanto diversamen­te quando un incendio devastò il terminal tre dell’aeroporto di Fiumicino. Anche in quell’occasione i risultati delle analisi arrivarono con comodo (ci vollero tre settimane) rivelando che respirare quell’aria non era proprio un toccasana, e l’aeroporto era rimasto aperto. Spiegarono i tecnici che per accertare la presenza di diossine ci vogliono tre giorni. E i dati di Pomezia sono stati prelevati soltanto oggi dalle centraline: l’esito degli esami non si potrà conoscere quindi che mercoledì. Ma tant’è. Ieri un consiglier­e regionale di Fratelli d’Italia, Fabrizio Santori, si è pubblicame­nte indignato perché i telefoni dell’ufficio relazioni con il pubblico dell’Arpa squillavan­o a vuoto. Era domenica, del resto. In compenso, pur essendo giorno festivo, il direttore della Asl ha risposto all’Ansa, rivelando che il tetto del deposito andato a fuoco era pieno di amianto.

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