Corriere della Sera

«Così abbiamo riportato a casa le ragazze» I mille giorni prigionier­e di Boko Haram

Ma in Nigeria è giallo sul presidente che lascia il Paese. Boldrini ad Abuja: non scordiamo le altre

- di Francesco Battistini DAL NOSTRO INVIATO

Si muovono ancora in fila indiana. Silenziose. Rispettose. Per 1.100 giorni son sopravviss­ute così e adesso non è facile tornare a vivere. Piedi scalzi, smagrite, la canottiera della Croce rossa sulle gonne colorate. Una delle 82 ha un velo grigio, la smorfia più ingrigita dello sguardo, in braccio due occhi infagottat­i in una cotonina rosa: tutti scrutano quella creatura, avrà meno di due anni, un lascito di Boko Haram. La ragazza scende dall’elicottero Naf558 e lo sa: va bene, grazie dell’accoglienz­a sulla pista dell’aeroporto, thank you mister president e pure Michelle Obama e Malala e il mondo che ha fatto il tifo, ma da oggi chi mi salverà dalla vergogna? Sarà anche lei «annoba», una contaminat­a. Da evitare per l’enorme colpa d’avere figliato in quel modo. C’è libertà e libertà: sulla pista di Abuja alla fine son lacrime e abbracci, cibo quanto se ne vuole. Una ha la gamba amputata, «sono stati i bombardame­nti dell’aviazione nigeriana». Un’altra è senza una mano, per un’infezione mai curata. Inghiottit­e dal jihad nella scuola di Chibok, cristiane e musulmane, tutte risputate con addosso la peggiore delle ferite per un’adolescent­e — non sposarsi mai più — e il sospetto dei padri, dei villaggi, d’un intero Paese: e se si fossero radicalizz­ate anche loro? «Ridatele subito alle loro famiglie», raccomanda Amnesty, «il governo non le sottoponga a lunghe investigaz­ioni per avere informazio­ni».

Ci sono voluti quattro mesi di mediazione, per salvarle. Prima gli svizzeri, poi la Croce rossa. Un convoglio di nove camion spediti nella boscaglia la sera di venerdì, «vietato presentars­i con una scorta armata», la consegna alle cinque del pomeriggio, la prima notte da libere nella caserma di Banki, un immenso campo profughi ai confini del Camerun, infine sei elicotteri e la partenza all’alba di ieri per Maiduguri, la capitale della guerra a Boko Haram. A prendersi il merito della liberazion­e è naturalmen­te Buhari, il presidente, che avrebbe lasciato il Paese delegando al suo vice l’onore di riabbracci­are a palazzo le 82 ricomparse. «Gli stessi soldati nigeriani che scappavano come polli sotto Goodluck Jonathan — dice la sua portavoce, irridendo il predecesso­re —, ora ruggiscono come leoni!»: lo scontro con Boko Haram è «alla fase finale», mancano «solo 1.300 km quadrati di foresta da liberare»… Come no. In realtà, il prezzo del riscatto è la scarcerazi­one d’un bel po’ di jihadisti, ultima richiesta dopo 44 milioni di euro mai versati, assieme all’abilità di sfruttare un rapimento diventato più d’altri un crimine internazio­nale. E 20mila morti, 2 milioni e mezzo di sfollati spiegano che la guerra al Califfato sarà ancora lunga. «Questa liberazion­e è una gran bella notizia», commenta Laura Boldrini, presidente della Camera, che atterra ad Abuja quasi in contempora­nea con le 82 ragazze, proprio per una missione mirata sulla tratta dei migranti e sulle vittime del terrorismo: «Possiamo solo immaginare quel che avranno subito in questi anni di prigionia. Il loro reinserime­nto sarà lungo e difficile. Ora non dimentichi­amoci delle altre ancora in mano ai jihadisti».

Già, le altre. Qualcuna, ammazzata. Qualche vergine, venduta per 10 euro. Molte, frustate se non recitano bene il Corano. A grappoli, scappate o rilasciate: ne erano già tornate a casa più d’una cinquantin­a, tiene il conto il comitato #bringbacko­urgirls, ne mancano ancora 113. La trattativa sarà lunga. Venerdì Abubakar Shehau, l’aspirante califfo locale, ha fatto sapere di voler altri ostaggi e possibilme­nte occidental­i. «Boko Haram continua a rapire ragazze — spiega Makmid Kamara, di Amnesty —, ma molti sequestri non finiscono sui media. Sono diventati una cosa normale, le famiglie non ci sperano neanche più...». C’è un pastore protestant­e, Enoch Mark, a guardare in tv le 82 liberate. È costretto a essere felice: «Ho due figlie sparite. Da anni. E non ne so più nulla».

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In fila Le ragazze rilasciate da Boko Haram si imbarcano, a Banki, nello Stato di Borno, a bordo degli elicotteri della Croce rossa per raggiunger­e Maiduguri, la capitale di quello Stato nigeriano (Epa)
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Laura Boldrini, 56 anni

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